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IN QUALI ANNI NACQUE, VISSE, MORÌ E RISUSCITÒ GESÙ CRISTO?

 

 

 

 

 

 

 

 

Osservazioni o domande?

 

Introduzione

 

Si ragiona molto sulla cronologia relativa alla vita di Gesù; sul rapporto tra gli anni secondo l'Era Cristiana e gli anni dalla fondazione di Roma (AUC), le Olimpiadi, gli anni consolari, ecc.

Qui si intende offrire, come contributo, una raccolta di dati messi in relazione tra loro.

Chi legge può verificarne personalmente la validità e può, a sua volta, completare il quadro. Anzi, invitiamo a non fidarsi dei nostri dati e dei nostri calcoli e a dare anche un solo piccolo contributo.

Sinteticamente: in apparenza sembra che Gesù Cristo sia nato prima dell'anno 6 a.C., ma lo storico Velleio Patercolo fornisce dei dati che ci inducono a spostare la sua nascita alla fine dell'anno 3 a.C.

La possibilità di effettuare questo spostamento ci è offerta dalla mancanza di 3 anni consolari tra il 34 e il 40 d.C., quando Tiberio non nominava puntualmente i consoli.

 

CRONOLOGIA TRADIZIONALE

CRONOLOGIA SECONDO VELLEIO

CRONOLOGIA TRADIZIONALE

 

1) Punto di riferimento

 

Noi contiamo gli anni a partire dalla nascita di Gesù Cristo.

Quelli prima della sua nascita vengono chiamati avanti Cristo (a.C.) e quelli dopo la sua nascita vengono chiamati dopo Cristo (d.C.).

La nascita di Gesù segna il punto zero dell'Era Cristiana, il momento in cui finisce l'anno 1 a.C. e inizia l'anno 1 d.C.

Nel contare gli anni, a partire da qualsiasi avvenimento, non c'è posto per un intero "anno zero", perché si dovrebbe riempire tutta la storia di anni non contati. Il primo anno che trascorre si deve inevitabilmente contare come anno 1, partendo da un "punto zero" del tempo, che è l'avvenimento stesso.

È quasi impossibile sbagliare il calcolo degli anni dell'era cristiana, anche di quelli a.C., perché basta partire da oggi e tornare indietro contando i cicli del sole. È questo il riferimento più sicuro.

 

Ma al tempo dei fatti di Gesù gli anni erano contati in modi diversi.

— In Palestina: dall'inizio del regno di Erode a Gerusalemme, o secondo il calendario ebraico, o dall'inizio dei restauri del Tempio...

— Dagli storici greci: secondo le Olimpiadi, che si svolsero ogni quattro anni in estate, in luglio, tradizionalmente dal 776 a.C.fino alla 293ª.

— A Roma: secondo i consoli in carica, secondo gli anni di regno degli imperatori, o dalla fondazione di Roma (AUC = ab Urbe condita).

La corrispondenza tra le Olimpiadi e gli anni Dalla Fondazione di Roma (AUC) venne fissata da Marco Terenzio Varrone, che collocò la fondazione di Roma al 21 aprile del 2° anno dopo la 6ª olimpiade, 709 anni prima dell'uccisione di Giulio Cesare, suo contemporaneo. Ma non ci sono pervenuti i suoi scritti sull'argomento. A testimoniare questa corrispondenza è una frase di Censorino che, nel 238 d.C., pubblicò il «De die natali liber» e scrisse: «Quest’anno è il 1014° dalla prima Olimpiade... Dalla fondazione di Roma, invece, è il 991°...». Il primo iniziava il 1° luglio; ma il secondo iniziava il 21 aprile, ancora nell’anno 1013 delle olimpiadi.

Per quanto riguarda la corrispondenza tra gli anni AUC e i nostri, ci sono due dati forniti da Beda il Venerabile (673-735 d.C.), che per primo usò la datazione dell'Era Cristiana fissata da Dionigi il Piccolo (morto nel 526):

— il 693 AUC, corrispondente al 60 a.C., in cui Giulio Cesare divenne console;

— il 4° anno di Claudio, 798 AUC, corrispondente al 46 d.C.

Beda ha così situato la nascita di Gesù al 25 dicembre del 752 AUC.

 

2) Ma questo "punto zero" è storicamente esatto?

 

Precisiamo che qui non ci si preoccupa di sapere il giorno esatto della nascita di Gesù, che gli Evangelisti non hanno riferito. Si intende invece scoprire se ciò che è scritto nei Vangeli è storicamente esatto. Anche sul giorno preciso della Natività si può ragionare, ma esso non è decisivo.

La presente ricerca ha già una sua storia. Confidando sul contributo di alcuni studiosi, sono partito sicuro di riuscire a combinare insieme i diversi dati storici che abbiamo, riguardo al periodo di Gesù, spostando avanti di 6 anni la morte di Erode e la fine del suo regno.

Ma un lettore, tenace e meticoloso, mi ha fatto notare diversi punti da correggere, finché mi ha ricordato quanti riferimenti offre Giuseppe Flavio sull'inizio del regno di Erode.

Il successivo contributo di un'altra persona mi ha ricordato che, dopo la morte di Erode, i figli si recarono a Roma per chiedere ad Augusto di risolvere alcune questioni riguardanti il testamento. L'imperatore riunì un consiglio di uomini preminenti tra i Romani e, prima, pose a presiederlo il figlio adottivo Gaio, poi diede la parola ai contendenti. Ora Gaio fu presente per poco tempo a Roma e siamo stati costretti a trovare un periodo in cui poté esserci, in età abbastanza adulta per avere autorità sui notabili romani.

 

Perciò la questione si pone in questi termini:

  1. il quadro cronologico fornito da Giuseppe F., per il periodo che va dal 63 a.C. al 33-34 d.C., sembra affidabile e abbastanza preciso: porterebbe a concludere che il regno di Erode sia finito nel 4 a.C.;

  2. d'altra parte i dati storici presentati dai Vangeli, compresa la data del Censimento, sono coerenti tra loro e richiedono la presenza di Erode per 3 o 4 anni in più;

  3. inoltre si deve tener presente il momento in cui Gaio Cesare poté presiedere il consiglio per la questione del testamento di Erode.

Esaminiamo ogni cosa in dettaglio.

 

1 - I dati di Giuseppe Flavio:

 

Erode fu nominato re dal Senato di Roma, su richiesta di Marco Antonio e Cesare Ottaviano, nell'olimpiade 184ª (tra il 44 e il 40 a.C.), essendo consoli Gneo Domizio Calvino, per la seconda volta, e Gaio Asinio Pollione (Antichità Giudaiche, XIV,389); questi consoli sono precisamente quelli del 40 a.C.;

- prese possesso effettivamente del regno a Gerusalemme nell'olimpiade 185ª (Antichità Giudaiche, XIV,487-488), 27 anni (in realtà 26) dopo «la sventura che avvenne sui Giudei al tempo di Pompeo», essendo consoli Marco Agrippa e Caninio Gallo (consoli nell'anno 37 a.C.);

- Erode regnò 37 anni dalla nomina e 34 dall'insediamento a Gerusalemme (Guerra Giudaica, I,665: «...morì dopo aver regnato...»; Antichità Giudaiche, XVII,191: «Regnò per trentaquattro anni dal tempo in cui mise a morte Antigono e per trentasette anni dal tempo in cui era stato dichiarato re dai Romani»).

- nell'Olimpiade 187ª (tra il 1° luglio del 32 a.C. e il 1° luglio del 28 a.C.), anno 7° di Erode a Gerusalemme, si svolse il 2 settembre (Cassio Dione, Storia Romana, LI,1,1) la battaglia di Azio con la sconfitta di Antonio e la vittoria di Cesare Ottaviano (Guerra Giudaica, I,370; Antichità Giudaiche, XV,109.121);

- l'anno 28° di Erode cadeva nell'olimpiade 192ª (tra luglio del 12 e luglio dell'8 a.C) (Antichità Giudaiche, XV,341; XVI,136);

- in seguito, Filippo, figlio di Erode, morì dopo 37 anni di regno nell'anno 20° di Tiberio, ossia nel 33-34 d.C.; sommando i due regni otteniamo 74 (o 72, se contiamo la durata di ciascun regno al modo dei Romani) anni, giusto quelli tra il 40 a.C. (o 38 a.C.) e il 34 d.C. (lo stesso Giuseppe F. sembra mettere in relazione gli anni di Tiberio con l'inizio del regno di Erode).

Di tutti questi fatti, però, Giuseppe F. non fu in alcun modo testimone, perché nacque nell'anno 37 d.C.

Egli copiò tutto da Nicola di Damasco, da Strabone e da altri storici. Così possiamo dire che Giuseppe è d'accordo con gli altri storici e non abbiamo bisogno di ulteriori indagini in tal senso.

Queste date appaiono molto circostanziate, con riferimenti alle Olimpiadi, ai consoli di Roma e con i tempi trascorsi da un fatto a un altro, ecc.

Di conseguenza gli storici moderni pongono la morte di Erode nel 4 a.C. Sembra che tutto converga su questa data.

I Vangeli di Matteo e Luca affermano che Gesù Cristo nacque sotto il regno di Erode e che il re ordinò di uccidere i bambini di Betlemme al di sotto dei due anni, volendo colpire anche Gesù.

Perciò Gesù Cristo dovrebbe essere nato almeno nel 6 a.C, non intorno al "punto zero".

 

2 - I dati dei Vangeli e di altre fonti, coerenti tra loro, situano la nascita di Gesù circa 4 anni dopo.

 

Recepiamo le notizie e i dati dei Vangeli come testimonianze dirette, in modo alquanto diverso dal solito. In particolare ci sostengono i Vangeli di Luca e di Giovanni, che contengono certificazioni e si alternano nel raccontare i fatti. Detto questo, anche Matteo e Marco sono concordi.

 

Il Vangelo di Luca riferisce:

 

— il primo censimento che si è svolto con Quirinio governatore della Siria: «Avvenne in quei giorni che uscì un decreto di Cesare Augusto di fare il censimento di tutto il mondo abitato. Questo censimento fu il primo con Quirinio governatore della Siria» (Lc 2,1-2).

 

L'evangelista Luca fa riferimento a un censimento, svoltosi sotto Quirinio, per delimitare con una certa precisione il periodo di tempo della nascita di Gesù.

Parla di un censimento della popolazione, decretato da Augusto, che si tenne «in tutto il mondo abitato». «Questo censimento fu il primo con Quirinio governatore della Siria» (Lc 2,2). Poi di un secondo censimento (delle proprietà) che avvenne solo in Palestina. Questo avvenne durante un altro governatorato di Quirinio in Siria, censimento che provocò la ribellione di Giuda (At 5,37).

Quest'ultimo è quello ricordato da Giuseppe F., indetto da Quirinio troppo tardi per essere avvenuto al tempo della nascita di Gesù. Infatti è situato da Giuseppe nell'anno trentasettesimo dalla disfatta di Azio (Antichità Giudaiche, XVIII,3-4.26), ossia nel 6 d.C. (oppure nel 7 d.C.: vedere in seguito).

La notizia del primo censimento e del primo governatorato di Quirinio in Siria ci proviene con precisione soltanto da Luca. La sua testimonianza è da ritenere sicura, ma da sola ci aiuta ben poco a stabilire l'anno di nascita di Gesù Cristo, anzi non si saprebbe in quali anni collocarla. Lui e i contemporanei potevano sapere quale fu questo periodo, certamente di pochi mesi, mentre a noi è possibile soltanto collegare molti dati storici per individuarlo.

 

Esaminiamo la vita di Quirinio:

 

Un generale e amministratore romano; nato a Lanuvio (vicino a Roma); morto a Roma nel 21 d.C. Come ricompensa per servizi militari ed amministrativi fu elevato da Augusto alla carica di console nell'anno 12 a.C. Più tardi intraprese con successo una guerra contro gli Omonadensi in Cilicia e gli fu accordato l'onore di un trionfo. Fu assegnato come consulente a Gaio Cesare quando questo giovane, nipote dell'imperatore e adottato come figlio, fu impiegato nella riduzione dell'Armenia per comandare. Fece segretamente la corte a Tiberio, che a quel tempo era soltanto un principe che viveva ritirato sull'isola di Rodi. Dal 6 al 9 d.C. fu legatus Augusti, cioè governatore, in Siria.

Alla morte di Augusto, l'imperatore Tiberio scrisse al senato chiedendo che gli fosse decretato un pubblico funerale. In questa lettera l'imperatore ricordò le attenzioni riservate a lui da Quirinio a Rodi e lo lodò per i suoi buoni uffici, apparentemente nel prevenire in quel momento malintesi tra Tiberio e Gaio Cesare.

Ma per la gente generalmente la memoria di Quirinio non era affatto cara, a causa della sua persistenza nell'accusare sua moglie Lepida, la cui condanna egli fondò sui crimini di adulterio, tentato avvelenamento e comportamento sedizioso, ma che aveva la comprensione del popolo; e anche a causa della sua sordida avidità, perfino nella maturità (da: Tacito, Annales, III,48; Strabone, XII,6,3 e 5; Giuseppe, Antichità, XVII,355; XVIII,1.26).

Come conclusione necessaria dei fatti narrati da Tacito, e in considerazione di regole di governo romane, si deduce che Quirinio fu governatore della Siria non soltanto dal 6 al 9 d.C., ma anche al tempo della guerra in Cilicia, probabilmente nel 3-2 a.C. (Zumpt, Mommsen, Schlier).

Ramsay data questa prima amministrazione Siriana - non un governatorato, comunque - e la conquista degli Omonadensi nel 4-3 a.C. al più tardi, ma forse prima; e il proconsolato di Quirinio della provincia l'Asia (attestato, egli crede, dall'iscrizione di Tivoli) al più tardi nel 3-2 a.C.

Nella scarsità di notizie emerge però che Quirinio fu in Oriente a più riprese:

- dal 4-3 a.C. per combattere in Cilicia;

- nel 3-2 a.C. come governatore di Siria (si deve ritenere che sia stato soltanto nei mesi invernali, mentre Senzio Saturnino eseguiva il censimento);

- dall'1 al 4 d.C. come consulente di Gaio Cesare

- e, dal 6 al 9 d.C., di nuovo come governatore.

 

Date discordanti

 

È quanto possiamo sapere riguardo alla presenza di Quirinio in Siria come "governatore".

Ma chiaramente i suoi primi due incarichi non vanno d'accordo né con la morte di Erode nel 4 a.C. (750 AUC), né con la nascita di Gesù nel 6-7 a.C. e neppure con la successione dei governatori di Siria, come è conosciuta usualmente:

- Senzio Saturnino e Volumnio, come governatori della Siria, vengono ricordati per la prima volta da Giuseppe un po' dopo il 28° anno di Erode, intorno al tempo in cui Areta divenne re degli Arabi (Nabatei), forse a partire dal 9 a.C.;

- a Senzio Saturnino, non più affiancato da Volumnio (da quando e perché?), successe Varo nel 6 a.C.; (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, XVII,89): «...Quintilio Varo, che era stato mandato in Siria per succedere a Saturnino come governatore della Siria...»;

- Varo era in Siria alla morte di Erode e all'inizio del regno di Archelao, nel 4 a.C.;

- si ipotizza un governatore, non conosciuto, tra il 4 e l'1 a.C. (però il fatto che non ci sia noto alcun nome di governatore in questi 3 anni fa sorgere il dubbio che ci sia un errore nella cronologia e che non siano trascorsi questi 3 anni tra la morte di Erode e la spedizione di Gaio Cesare);

- nell'1 a.C. Augusto inviò in Oriente il figlio adottivo Gaio Cesare, con un seguito di consiglieri e di militari, quindi anche come governatore di Siria;

- dopo la morte di Gaio Cesare, nel 4 d.C., fu governatore Volusio Saturnino;

- nel 6 d.C. arrivò Quirinio, insieme a Caponio procuratore di Giudea.

 

—  l’anno 15° di Tiberio, tra luglio dell'anno 28 e luglio dell'anno 29 d.C., quando Giovanni Battista iniziò il suo ministero (Lc 3,1);

 

—  l'inizio della vita pubblica di Gesù quando egli «era (proprio) sui trent'anni» (Lc 3,23).

Per Luca era facile sapere in quale anno di età Gesù aveva cominciato, e gli storici anche allora erano abituati a riferirsi agli anni precisi delle persone, per cui l'evangelista voleva dire che Gesù incominciò proprio intorno alla data in cui compiva 30 anni. Se ha scritto che la profetessa Anna aveva 84 anni (Lc 2,37), come poteva essere incerto sull'età esatta di Gesù?

Questi 30 anni erano trascorsi interamente. Luca, benché scrivesse per i Romani, era abituato a contare al modo dei Greci.

 

Il Vangelo di Matteo parla dei Magi, venuti a Gerusalemme per cercare «il re dei Giudei che è nato» circa due anni dopo la sua nascita, avendo visto la sua stella in Oriente (Mt 2,1-2.7.16). Erode era vivo e chiese ai Magi informazioni accurate. 

La "stella" che guidò i Magi

Si può tentare una spiegazione di questa "stella", ammettendo che si trattasse di due astri diversi.

I Magi dissero: «Abbiamo visto la sua stella nell’Oriente». L'avevano vista, ma non si muoveva in modo da indicare la strada.

I Magi, personaggi della Persia, seppero che gli Ebrei, che si trovavano tra loro, attendevano il Re dei Giudei. Perciò andarono a cercarlo nella capitale della Giudea. La "stella", nel frattempo, era scomparsa.

I Magi videro di nuovo la "stella" uscendo da Gerusalemme, ma non era più lo stesso astro. Li precedette guidandoli nel percorsa da Gerusalemme a Betlemme, poi si fermò in modo da indicare il luogo dove si trovava il bambino Gesù.

In realtà, però, ho notato che Erode non poté sapere dai suoi scribi e sacerdoti quando era apparsa la stella, ma dovette chiederlo ai Magi: questi l'avevano vista in Persia, ma nessuno l'aveva vista a Gerusalemme. La distanza tra le due località è di un migliaio di chilometri, irrilevante come punto di vista verso il cielo. Nemmeno gli annali cinesi parlano di un qualche astro visto nel 3-1 a.C., mentre ricordano la congiunzione Giove-Saturno nel 7 a.C. Questa era visibile anche in Persia e a Gerusalemme.

F. La Greca e L. De Caro (Approfondimenti sulla nascita di Gesù nell'1 a.C. e sulla datazione della crocifissione nel 34, «Annales Theologici 34, 2020 - pp. 26-41), ricercando tutte le congiunzioni tra pianeti, hanno individuato una congiunzione tra Venere e Giove nel 2 a. C., intorno alle ore 21.00 del 17 giugno, vicino al solstizio d'estate e quindi verso il tramonto del sole. Questa congiunzione avviene una volta ogni due millenni ma solo in quel caso fu molto ben visibile nel cielo ancora chiaro. Ora, secondo i presenti calcoli, la congiunzione è avvenuta circa 6 mesi dopo la nascita di Gesù e circa 10 mesi prima della morte di Erode. Sembra proprio il segno che cercavamo.

Ma forse la stella dei Magi fu vista soltanto da loro; fu un segno che li portò al Re dei Giudei. E si trattò di un segno unico, apparso due volte.

Il Cielo può fare questo e molto altro.

 

Il Vangelo di Giovanni ricorda i 46 anni dall’inizio dei restauri del Tempio (Gv 2,20), quando Gesù aveva appena inaugurato la sua vita pubblica.

L'anno 46° del Tempio, nell'anno 15° di Tiberio, quando Gesù aveva 30 anni, non sembrano compatibili tra loro, se teniamo conto di quello che riferisce Giuseppe Flavio.

Tra l'altro Giuseppe F., in Guerra Giudaica, I,401, scrive che Erode aveva iniziato il restauro del Tempio nel «15° anno» di regno; ma in Antichità Giudaiche, XV,380, si corregge e scrive «nell'anno 18°».

 

Ricordiamo comunque che Luca e Giovanni erano testimoni o avevano vicino i testimoni di ciò che scrivevano, per cui sono molto affidabili.

 

3 - Gaio Cesare

 

Gaio Cesare rappresenta l'anello di congiunzione tra la cronologia romana e quella palestinese di Erode.

Gaio Cesare nacque a Roma nel 20 a.C. e morì a Limyra, in Licia nel 4 d.C.

Appartenne alla dinastia giulio-claudia, essendo figlio di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia maggiore. Il nome di nascita era Gaio Vipsanio Agrippa (Gaius Vipsanius Agrippa)

Suo nonno materno, l'imperatore Augusto, adottò Gaio e il fratello Lucio nel 17 a.C., nominandoli suoi eredi in vista della successione al trono imperiale. In quel momento Gaio prese il nome di Gaio Giulio Cesare.

Nel 5 a.C. Augusto, eletto console per l'occasione, fece assumere a Gaio la toga virilis, lo ammise in senato e lo designò princeps iuventutis nonché console per l'anno 1 d.C.

Poi gli diede il comando delle legioni stanziate sul Danubio, perché apprendesse l'arte militare.

Nell'1 a.C. a Gaio venne affidata la missione orientale. Durante questa missione morì.

 

CRONOLOGIA SECONDO VELLEIO

 

3) I dati di Velleio Patercolo, unico testimone

 

Come trovare l'accordo tra i dati diversi? - 3 anni perduti da Tiberio

 

Giorgio Faro mi ha fatto notare che Erode non poté essere nominato re da Marco Antonio e Cesare Ottaviano, insieme, nell'olimpiade 184ª.

L'olimpiade terminava in luglio del 40 a.C. e in quel momento Antonio era in Oriente.

Mi ha pure ricordato che Augusto divenne console nell'anno 43 a.C.

Infatti in quel momento era alla vigilia del suo 20° compleanno e gli storici romani sembrano concordi nel dire che morì quando aveva quasi 76 anni, nel 14 d.C.

Dal 14 d.C., tornando indietro di 56 anni, si arriva al 43 a.C.

 

Un testimone dimenticato

 

Tutto ciò secondo la cronologia tradizionale.

Ma, mentre svolgevamo le ricerche su Gaio Cesare, abbiamo notato con sorpresa che lo storico Caio Velleio Patercolo ha abbinato l'anno 754 AUC ai consoli del 4 d.C., E. Catone e C. Senzio.

È un punto di vista inatteso, il punto di vista di uno dei  pochissimi storici testimoni di quegli anni, e cambia molti aspetti della cronologia universale.

Velleio visse proprio negli anni di Gesù ed è un testimone prezioso delle cose romane di quel tempo. Da lui è logico prendere il via nelle ricerche.

Scrisse la sua Storia Romana nel 30 d.C., mentre erano consoli M. Vinicio (e Lucio Cassio Longino).

Erano passati 16 anni da quando Tiberio era divenuto imperatore (Velleio Patercolo, Storia Romana, II,126).

Erano passati 27 anni da quando Augusto aveva adottato Tiberio (se ciò era avvenuto all'inizio dell'anno 4 a.C. e Velleio scrisse verso la fine del 30), cioè dal 754 AUC, quando erano consoli E. Catone e C. Senzio (S. R., II,100), che nella lista consolare troviamo al 4 d.C.

Gaio e Lucio Cesari erano morti, a distanza di 18 mesi l'uno dall'altro (Svetonio, Vita di Augusto, LXV).

Prima della loro morte, nel 2 d.C., era console P. Vinicio (S. R., II,103), con Publio Alfeno Varo.

Nell'1 d.C. era console Gaio Cesare, con Lucio Emilio Paolo.

Come vedremo, non ci fu un altro consolato di mezzo (S. R., II,65.103.123; Svetonio, V. di Augusto, XXVI).

Nell'1 a.C. erano consoli Ottaviano Augusto (XIII) e Gallo Caninio (S. R., II,100).

Velleio ha pure ricordato (S. R., II,100) che, mentre scriveva, erano passati 30 anni (e non 31) da quando Augusto era divenuto console (per la tredicesima volta), perciò dall'1 a.C.

In quell'anno, nella notte tra il 7 e l'8 gennaio, si verificò un'eclissi di luna, destinata a essere forse l'unico collegamento tra la cronologia romana e gli anni dell'Era Cristiana, su cui abbiamo controllo immediato.

Solo questa, come vedremo, poté essere l'eclissi dopo la quale Erode il Grande morì.

Nei mesi appena successivi i figli di Erode si recarono a Roma, da Augusto, per definire la questione del testamento. Era presente Gaio Cesare.

Ciò poté avvenire solo nei primi mesi del 13° consolato di Augusto, perché Velleio ha scritto (Storia Romana, II,101) che, durante quel consolato, Gaio Cesare partì per l'Oriente da dove non tornò.

Svetonio ricorda le distanze tra i tredici consolati di Augusto, così che possiamo sapere in quali anni si svolsero. Augusto era salito al potere nel 709 AUC, a 20 anni.

I consoli nominati da Velleio tra l'1 e il 30 d.C. si trovano allo stesso posto anche nella lista tradizionale. Tutti i dati forniti da Velleio riguardo ai primi 30 anni del I secolo sono sostanzialmente coerenti tra loro.

In effetti, prima di Velleio Patercolo nessuno ha potuto scrivere gli avvenimenti del periodo di Gesù Cristo, mentre gli storici successivi, non essendo testimoni diretti, tennero conto dei suoi dati.

A volte li integrarono con ricerche d'archivio, a volte li interpretarono erroneamente, altre volte li tralasciarono, perché, pochi anni dopo che egli aveva scritto, Tiberio scompigliò la successione annuale dei consoli, fino a perdere le nomine di 3 anni

Tacito (testimone del fatto) e Dione Cassio dicono che l'anno 800 AUC venne celebrato sotto i consoli Claudio Cesare Augusto Germanico IV, Lucio Vitellio III.

Ora, tra il 754 (sotto i consoli testimoniati da Velleio Patercolo) e l'800 passarono 46 anni; mentre attenendoci alla lista dei consoli risultano soltanto 43 anni.

I 3 anni anni consolari che mancano dopo il tempo di Velleio sono il risultato della volubilità di Tiberio nella nomina dei consoli. Egli ne destituiva alcuni prima della scadenza del loro mandato, ma ne lasciava in carica altri per più di un anno (Cassio Dione, Storia Romana, LVIII,20). Di conseguenza si è anche pensato che Tiberio avesse regnato per 3 anni insieme ad Augusto.

Fino all'anno 34, le nomine dei consoli si mantennero sostanzialmente regolari. Ma i consoli del 34, Paolo Fabio Persico e Lucio Vitellio celebrarono il ventesimo anno di regno di Tiberio (14-34 d.C.) e poi rimasero in carica fino alla primavera del 36. In quel momento Tiberio inviò Vitellio in Siria-Palestina con l'ordine di destituire il sommo sacerdote Caifa e di far tornare a Roma Ponzio Pilato.

La mancata nomina dei consoli in questo periodo è confermata da un indizio particolare. Lo storico Tacito riferisce che, sotto il consolato di Paolo Fabio Persico e Lucio Vitellio (34 d.C.), fu vista in Egitto la Fenice. Invece Cassio Dione dice che essa apparve durante il consolato di Sesto Papinio Allenio e Quinto Plauzio, che nell'elenco troviamo nell'anno 36. Tacito si attenne a quanto era scritto negli Annales di Roma, perché i due consoli rimasero in carica dal 34 al 36. Dione invece usava come riferimento le olimpiadi e altre cronologie orientali e gli risultava che l'anno fosse il nostro 36 d.C., ma, contando i consoli, già mancavano due nomine per cui spostò l'avvenimento di 2 anni consolari.

Un'altra nomina manca tra il 36 e il 40, anno in cui effettivamente Tiberio morì.

Anche i problemi di datazione che riscontriamo nella missione di San Paolo si risolvono ammettendo la mancanza di questi 3 anni.

La lista dei consoli attribuita al Vescovo Idazio (circa 400 - 469 d.C.) non aiuta molto, perché in realtà è molto più tardiva. Comprende infatti dei dati in discordanza tra loro, in particolare l'inizio dell'era cristiana nel 754 AUC (come stabilito da Dionigi il Piccolo nel 525 d.C.) e la nascita di Gesù il 25 dicembre del 752 AUC (come ha scritto Beda il Venerabile nell'ottavo secolo, nella sua Storia Ecclesiastica del Popolo degli Angli).

Un altro dato fornito da Velleio è molto importante. Mentre scriveva, ed era console M. Vinicio, erano passati DCCC(XX)III anni dall'inizio delle Olimpiadi (è facile notare l'errore di 20 anni, commesso da un copista).

Ciò significa che la prima Olimpiade si celebrò nel 773 a.C. e non nel 776.

Per questo, sia le Olimpiadi sia gli anni AUC, a esse correlati, sono da spostare avanti di 3 anni rispetto agli anni dell'Era Cristiana.

 

Augusto, Antonio, Erode

 

Velleio ricorda diversi anni consolari e spesso precisa anche la distanza dal 30 d.C. Così si può vedere che la lista dei consoli romani non è regolare. Spesso quelli a.C. si rivelano spostati verso il passato di 3 anni, o 2, la maggior parte di 1.

D'altra parte Censorino, che scrisse nel III secolo d.C., indica l'anno AUC, quello delle olimpiadi, quello giuliano e quello di Augusto. Se però confrontiamo tutto questo con ciò che dice Velleio, i consoli sono spostati di 1 o 3 anni verso il passato, tranne quelli dall'1 al 30 d.C.

È lecito pensare che gli anni delle olimpiadi, e gli anni AUC siano gli stessi per Velleio e per Censorino, testimoni del loro rispettivo tempo.

Perché, allora, la lista dei consoli sembra lasciare al loro posto soltanto quelli del tempo di Velleio e spostare indietro di 1 o 3 anni gli altri?

In particolare il primo consolato di Augusto è spostato di un solo anno, nel 709 AUC, 72 anni prima del 30 d.C. (contando l'anno di inizio e quello finale), vale a dire nel 42 a.C.

Sembrerebbe impossibile conciliare questo con la morte dell'imperatore nel 14 d.C., ma Velleio dice che Augusto morì nel suo 76° anno (Storia Romana, I,123) e Svetonio dice che morì "nel suo 76° anno, meno 35 giorni" (Vite dei Cesari, II,100). Vale a dire che, per 35 giorni, non raggiunse il 76° anno, cioè non arrivò a compiere i 75 anni. In seguito Cassio Dione, volendo precisare, aggiunse in realtà un anno: 75 anni, 10 mesi e 26 giorni (Storia Romana, LVI, 30), forse interpretando il conteggio romano al modo greco, perché in questa lingua ha scritto.

A tali condizioni, mentre Augusto è divenuto console nel 42 a.C., è possibile la nomina di Erode nell'olimpiade 184° da parte di Antonio e Augusto insieme, perché dobbiamo spostare avanti di 3 anni l'olimpiade.

Occorre notare ancora un particolare. Nella lista dei consoli romani, per colmare l'anno aggiunto dagli storici latini alla vita di Augusto, fu aggiunto anche 1 anno consolare dopo il 13° consolato di questo primo imperatore.

Perciò i consoli a.C. riferiti da Giuseppe F., che scriveva intorno al 90 d.C., risultano a noi spostati di 2 anni verso l'antichità.

La guerra di Filippi avvenne nel 41 a.C., Erode fu nominato re nel 38 a.C.

Contiamo dunque da qui i suoi 37 anni di regno dalla nomina e, di conseguenza, i 34 affettivi a Gerusalemme.

 

Erode morì nei primi mesi dell'1 a.C. Lo confermano due motivi messi in evidenza da Giorgio Faro

 

a) L'eclissi di luna (Antichità Giudaiche, XVII,167) nella notte tra  il 10 e l'11 marzo del 4 a.C. fu parziale e troppo vicina alla Pasqua, che si celebrò dopo un mese lunare, perché nel frattempo possa essere avvenuto tutto ciò che Giuseppe F. riferisce.

Un'eclissi spettacolare si poté osservare invece la notte tra il 7 e l'8 gennaio dell'1 a.C, alle ore 1,5'. Da questo evento astronomico alla morte di Erode passarono 3 mesi lunari, nei quali si inseriscono i fatti raccontati da Giuseppe F.

Infatti Erode, dopo l'eclissi, rimase per un certo tempo a Gerusalemme. Intanto provò tutte le cure suggerite dai medici. Poi, sperando di poter guarire ancora, si recò al di là del Mar Morto alle sorgenti di Calliroe, dove i medici decisero di riscaldare il suo corpo immergendolo nell'olio. Quindi si trasferì a Gerico e qui si avvicinò rapidamente alla fine. Fece radunare i notabili ebrei e li fece rinchiudere nell'ippodromo. Ricevette da Augusto una lettera che lasciava a lui la decisione di esiliare o uccidere il figlio Antipatro. Decise di farlo uccidere. Passarono cinque giorni e anch'egli morì. Il figlio Archelao liberò i notabili dall'ippodromo, predispose il funerale del padre e osservò il cordoglio di sette giorni. Archelao iniziò così il suo regno, sollevando subito il malcontento del popolo e senza riuscire a sedarlo. Dopo tutto questo giunse il momento della Pasqua dei Giudei.

L'incontro con i Magi e la strage dei bambini di Betlemme erano avvenuti prima dell'eclissi.

Ci fu anche un'altra eclissi, il 29 dicembre dello stesso anno, 1 a.C., ma fu parziale e alle ore 16,25', non di notte, come invece asserisce Giuseppe Flavio.

 

b) Il secondo motivo è questo. Abbiamo ricordato che alle contese a Roma dei figli di Erode, per il testamento, era presente Gaio Cesare, figlio adottivo di Augusto.

Per quanto abbiamo appena riscoperto riguardo ad Augusto, dobbiamo spostare avanti di un anno le date che riguardano Gaio Cesare, eccetto quelle dall'1 a.C. in poi.

Perciò egli nacque nel 19 a.C.

Se Erode fosse morto nel 4 a.C., Gaio avrebbe avuto 15 anni e non avrebbe potuto essere così autorevole da presiedere il consiglio di notabili romani, che Augusto riunì per esaminare la questione del testamento.

Come si sono svolti, dunque, gli avvenimenti?

Augusto, durante il suo 13° consolato (Velleio, Storia Romana, II,100-101), che ora dobbiamo situare nell'1 a.C., dopo aver espulso la figlia Giulia da Roma, fece sposare a Gaio Claudia Livilla, gli diede il potere proconsolare e lo mandò in Oriente a trattare con i Parti, accompagnato da alcuni consiglieri tra cui Velleio stesso.

Ma prima di partire, in maggio o giugno di quello stesso anno, Gaio ebbe il tempo e la dignità necessaria per partecipare al suddetto consiglio delle persone romane autorevoli. Aveva ormai compiuto i 18 anni.

Divenuto console effettivo nell'1 d.C., scese in Egitto, passò per la Palestina senza fermarsi a Gerusalemme ed espugnò Sefforis per compiacere Varo, suo amico. Poi si spinse fino all'Arabia (G. Faro ricorda che lo dice Plinio il Vecchio, in Storia Naturale, XII, 55-56, e che l'iscrizione nel Camposanto Monumentale di Pisa aggiunge "come console", ossia: questo avvenne appena dopo l'ultimo consolato di Augusto, nell'1 d.C.), in vista di una successiva conquista, che non poté mai avvenire.

Quando gli Armeni si sollevarono contro Roma, Augusto scelse Gaio Cesare per affrontarli.

La guerra contro di loro iniziò nel 2 d.C., quando erano consoli Publio Vinicio e Publio Varo.

Ancora in quell'anno Gaio venne ferito e morì nel 4 d.C., senza più tornare a Roma.

 

c) Possiamo aggiungere un terzo motivo: la connessione dei governatori di Siria con il primo censimento di Quirinio e con la morte di Erode.

Se Erode è morto nell'1 a.C., non è necessario aggiungere un governatorato di Siria tra il 4 e l'1 a.C.

Viceversa, non essendo conosciuto un governatore in questo periodo, si ha una prova in più di quanto stiamo affermando.

Possiamo allora concludere che:

- Volumnio sia stato sostituito da Quirinio nel 3 a.C., per pochi mesi, in conseguenza della vittoria sugli Omonadensi e per quanto detto sopra; mentre Saturnino indiceva personalmente, nell'inverno tra il 3 e il 2 a.C., il censimento in Palestina: "Sed et census constat actos sub Augusto nunc in Iudaea per Sentium Saturninum, apud quos genus eius inquirere potuissent" ("Ma risulta anche che siano stati effettuati sotto Augusto dei censimenti, in particolare in Giudea per opera di Senzio Saturnino, in occasione dei quali abbiano potuto indagare la sua origine", ossia l'origine di Gesù Cristo) (Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, Adversus Marcionem, IV,19,10).

- a Senzio Saturnino, dopo il censimento, sia successo Varo, nella primavera del 2 a.C.; (Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, XVII,89): «...Quintilio Varo, che era stato mandato in Siria per succedere a Saturnino come governatore della Siria...».

Di conseguenza, Varo era in Siria alla morte di Erode e all'inizio del regno di Archelao, nell'1 a.C.

A lui successe Gaio Cesare, nello stesso anno.

Dopo la morte di Gaio Cesare, nel 4 d.C., fu governatore Volusio Saturnino.

Nel 6 d.C. arrivò Quirinio, insieme a Caponio procuratore di Giudea.

 

Erode e i suoi figli

 

Giuseppe Flavio, in Antichità Giudaiche, XVIII,32, ha aggiunto 3 anni all'impero di Augusto (57 anni, 6 mesi, 2 giorni) e circa 3 anni alla vita intera dell'imperatore (77 anni).

Ciò è dovuto a quei 3 anni consolari mancanti nel regno di Tiberio, che dal punto di vista di Giuseppe spostavano la morte di Augusto dal 764 AUC al 767 (767 - 709 = 58 anni circa). Ricordiamo che il 709 AUC è l'anno in cui Ottaviano Augusto era divenuto console.

Quindi, anche quando ricorda che Archelao, figlio di Erode, fu mandato in esilio dopo 10 anni di regno (A. G., XVIII,342-348), significa che in realtà ciò avvenne dopo 7 anni di regno, nel 6 d.C., e che aveva ricevuto il potere nell'1 a.C., cioè alla morte del padre.

Tanto più che Giuseppe racconta un sogno di Archelao, in cui 10 spighe di grano mature venivano divorate dai buoi, sogno che sembrò importante; è probabile che a colpire sia stato il parallelismo con  il sogno del Faraone in Genesi 41,18-24, dove però le spighe erano 7 e non 10.

Sulpizio Severo (360-425) indica in 37 anni il regno di Erode, ma in soli 8 anni il regno di Archelao (G. Faro).

E quando Giuseppe dice che un altro figlio di Erode, Filippo, morì nell'anno 20° di Tiberio, dopo 37 anni di regno (A. G., XVIII,106), significa che in realtà morì nel 20° di Tiberio, dopo 34 anni di regno, nel 33 d.C.; aveva dunque preso anch'egli  il potere nell'1 a.C., alla morte del padre.

Possiamo concludere che Erode morì tre mesi dopo l'unica eclissi di luna possibile, quella della notte tra il 7 e l'8 gennaio dell'1 a.C. e che in quell'anno iniziò il regno dei tre figli.

Ciò conferma la possibilità che Gesù Cristo sia nato tra la fine del 3 e l'inizio del 2 a.C.

 

Concludendo

 

Erode morì poco prima della Pasqua dell'1 a.C. e anche il primo censimento della Palestina trova un posto mentre il re era ancora vivo, durante il primo mandato di Quirinio in Siria Palestina, nel 3 a.C.

Così possiamo inserire perfettamente nel quadro storico anche i dati dei Vangeli.

Dobbiamo notare che la frase del Vangelo di Matteo "Erode ... mandò a uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi" non è da intendere al modo di oggi, ma "dall'inizio del secondo anno in giù", ossia "da un anno compiuto in giù". Matteo era abituato a contare al modo dei Romani, per il suo mestiere di esattore di tasse per loro.

Gesù, dunque, può essere nato circa due anni prima del "punto zero dell'era cristiana".

 

4) Come è stato calcolato il "punto zero"?

 

L'inizio dell'Era cristiana fu calcolato e concretamente fissato dal monaco Dionigi il Piccolo, che scrisse nella Lettera a Petronio:

«San Cirillo fece cominciare il suo ciclo dall’anno 153° di Diocleziano e lo fece terminare nell’anno 247°. Noi invece, pur incominciando dall’anno 248° dello stesso tiranno – piuttosto che principe –, non abbiamo voluto collegare i nostri cicli (pasquali) alla memoria di un uomo empio e persecutore. Abbiamo scelto invece di contrassegnare la successione degli anni a partire dall’incarnazione di Gesù Cristo nostro Signore, affinché fosse a noi più evidente l’esordio della nostra speranza e affinché risplendesse la sorgente dell’umano riscatto, e cioè la passione del Redentore».

Di conseguenza, sulle sue tavole della Pasqua scrisse: «Anni del Signore Nostro Gesù Cristo 532-627».

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L'imperatore Tiberio Giulio Cesare

Dionigi ha calcolato i 532 anni seguendo la lista dei consoli e gli anni degli imperatori.

Sembra si sia riferito a Tertulliano, che ha situato la nascita di Gesù (all'inizio dell'anno, forse il 6 gennaio) nell'anno 41° di Augusto, 28 anni dopo la morte di Cleopatra, che corrisponde all'anno precedente il 13° consolato di Augusto.

Contò 3 anni in meno di quelli reali, perché non era ancora stata rilevata la mancanza dei 3 anni consolari durante il periodo di Tiberio.

Tanto meno era stato notato 1 anno consolare in più dopo il 13° consolato di Augusto, cosicché l'anno 1 d.C. risulta spostato avanti di 2 anni soltanto. Notiamo che ormai la Chiesa aveva stabilito, nel Concilio di Nicea, di celebrare il Natale il 25 dicembre, perciò Dionigi considerava che la nascita di Gesù fosse avvenuta il 25 dicembre dell'1 a.C.

Se teniamo conto di ciò, Dionigi ha eseguito calcoli esatti.

Poteva riferirsi a Lc 3,1: «Nell'anno quindicesimo di Tiberio Cesare ... una parola di Dio scese su Giovanni...». Passarono alcuni mesi e anche Gesù diede inizio al suo ministero. Ancora il Vangelo di Luca dice: «Gesù quando incominciò il suo ministero era (proprio) sui trent'anni» «Καὶ αὐτὸς ἦν Ἰησοῦς ἀρχόμενος ὡσεὶ ἐτῶν τριάκοντα» (Lc 3,23).

Il 532 d.C. corrisponde al 1282 AUC, perché Velleio testimonia che l'1 a.C., con l'eclissi di luna di Giuseppe F., corrisponde al 750 AUC.

L'anno 1 d.C. coincide con il 751 AUC

 

5) Correzione del "punto zero"

 

Dunque il nostro "punto zero" è spostato avanti di due anni rispetto a quello reale.

Beda, con il 693 AUC nel 60 a.C., testimonia che Dionigi vedeva gli anni di Roma spostati indietro di 2 anni.

Con il 4° di Claudio, nel 46° del Signore, testimonia invece che Dionigi era risalito ai consolati di Augusto, contando secondo gli anni degli imperatori e dei consoli, ed era poi partito da Augusto per contare il resto. Perciò il 15° di Tiberio gli risultava nel 30-31. Notiamo inoltre che Beda ha stabilito l'anno 1 a.C. nel 752 AUC e l'1 d.C. nel 753 AUC.

In conclusione dovremo spostare avanti di 3 anni tutti gli avvenimenti accaduti dopo l'impero di Tiberio.

Gli anni degli imperatori e dei consoli sono al posto giusto, dal 284 al 532 d.C.

Sono al posto giusto anche nei primi 30 anni dopo Cristo.

D'altronde Tacito, Dione e Censorino testimoniano un "buco" di 3 anni fino almeno al 241 d.C., ossia 238 anni consolari invece di 241.

Eppure, oggi, nella lista troviamo tutti 532 gli anni consolari.

Quindi, dopo Dionigi e Beda, qualcuno ha aggiunto 3 anni consolari tra il 241 e il 284 d.C., così che il 241 è stato spostato indietro ed è divenuto 238.

Occorrerà individuare ed eliminare i 3 anni, mai esistiti (consolari, degli imperatori, AUC e olimpici), tra il 241 e il 284, così che tutta la cronologia sia continua.

Per esempio, ci sono dubbi sulla durata del regno di Publio Licinio Valeriano (dal 253 al 258, oppure al 260), e sull'anno di nascita di Marco Aurelio Valerio Claudio il Gotico (Sirmia, 10 maggio  213 oppure 214 – Roma, gennaio 270).

In particolare, la celebrazione del millennio di Roma si considera avvenuta nel 248, sotto l'imperatore Marco Giulio Filippo, mentre l'800° si ritiene sia stato celebrato nel 47 d.C. Perché dunque il 1000° non sarebbe stato celebrato nel 247? Proprio perché, in un tempo successivo, si è pensato che l'imperatore Claudio il Gotico sia nato 1 anno innanzi quello effettivo.

In realtà gli anni dalla fondazione di Roma venivano ancora contati correttamente, come al tempo di Velleio, cosicché l'800 AUC corrispose al 50 d.C. e il 1000 corrispose al 250 d.C.

Ma, aggiungendo 2 anni alla vita Licinio Valeriano, si è ottenuto di situare la celebrazione del 1000° in anticipo di 2 anni e aggiungendo 1 anno alla vita di Claudio il Gotico si è ottenuto di anticipare di 3 anni la celebrazione dell'800°.

 

A quale età, dunque, Gesù iniziò la vita pubblica?

 

Luca, dicendo che Gesù aveva "circa 30 anni" quando incominciò il ministero, non intendeva un'approssimazione di anni, ma di pochi giorni.

Gesù stava compiendo i 30 anni proprio in quei giorni.

 

In quali giorni?

 

Cinque elementi concorrono a definire il momento preciso.

1) Come abbiamo ricordato, il Vangelo di Luca ci dice che Giovanni Battista si recò al fiume Giordano a battezzare nell'anno 15° di Tiberio,

dopo la metà dell'anno 28 d.C.

Siccome Luca offre questo riferimento principale, vuol dire che Gesù si fece battezzare da Giovanni entro un breve tempo.

2) Il Vangelo di Giovanni ci informa che Gesù, non molto tempo dopo il battesimo, si recò a Gerusalemme per la Pasqua.

Per i diversi motivi qui esposti, quell'anno era il 29 d.C. e la Pasqua, secondo il calcolo astronomico, si celebrò il 17 aprile.

Il restauro del Tempio era iniziato nel 18° anno di regno di Erode  (Giuseppe F.,  Antichità Giudaiche, XV,380), cioè nell'inverno tra il 18 e il 17 a.C.

Durante la Pasqua del 29 d.C. (seconda metà dell'anno 15° di Tiberio) i lavori di restauro erano arrivati al 46° anno; non 46 anni completi.

3) Combinando insieme i Vangeli di Luca e di Giovanni, possiamo calcolare quanto tempo prima di quella Pasqua Gesù era stato battezzato dal Battista:

dopo il battesimo, Gesù si ritirò 40 giorni nel deserto;

ritornò al Giordano e dopo 7 giorni si recò a Cana,

dove rimase circa altri 7 giorni per la festa di nozze;

passò soltanto alcuni giorni a Cafarnao, possiamo immaginare circa due settimane;

poi partì verso Gerusalemme per il pellegrinaggio della Pasqua, che fu il 17 aprile.

In tutto, circa 75 giorni.

Partendo dal 17 aprile torniamo indietro alla fine di gennaio, o anche alcuni giorni prima.

4) Sempre dal racconto di questi due Vangeli risulta che la vita pubblica di Gesù durò circa 4 anni e 3 mesi.

Innanzitutto contiamo i 75 giorni dal battesimo alla prima festa di pellegrinaggio, quell'anno la Pasqua; era l'anno 29 d.C.;

— 10 mesi dopo: dalla Pasqua del 29 fino a "quattro mesi alla mietitura" (Gv 4,35), quando Gesù era tra i Samaritani (tra l'anno 29 e il 30);

— circa 1 anno: segue un lungo periodo di predicazione (l'«anno di grazia»), prima della chiamata dei 4 pescatori (tra l'anno 30 e il 31);

e viene l'estate dell'anno 31 d.C., quando i discepoli raccoglievano le spighe (Lc 6,1), poi Gesù si reca a Gerusalemme in pellegrinaggio per la festa delle Capanne;

— 4° anno (32 d.C.): poco prima della Pasqua Gesù è a est del Lago di Tiberiade e moltiplica i pani e i pesci, poi decide un simbolo per il suo vessillo (Lc 9,51), 40 mesi ebraici (3 anni e 3 mesi) dopo il battesimo, e si reca in pellegrinaggio a Gerusalemme per la Pentecoste. Ora ci va per tutte le feste: quella delle Capanne e quella della Dedicazione. La parabola del fico sterile (Lc 13,6-9), che Gesù raccontò poco prima della Festa delle Capanne dell'anno 32, conferma che in quel momento erano passati almeno tre anni del ministero di Cristo e che sarebbe durato «ancora quest'anno».

— 5° anno (33 d.C.): la vita pubblica di Gesù si conclude durante la quinta Pasqua, con la sua passione, morte e risurrezione.

5) Gesù fu crocifisso il giorno prima della grande festa di Pasqua, che quell'anno cadeva il sabato.

Ma la Pasqua ebraica in giorno di sabato, nel periodo che possiamo considerare, si celebrò soltanto il 4 aprile dell'anno 33 (vedere sotto, n. 6).

 

Che anno era?

 

Dal 33 d.C., 4 anni e 3 mesi portano l'inizio del ministero di Gesù alla fine di gennaio dell'anno 29 d.C., nell'anno 15° di Tiberio.

 

Calcolando a partire da qui, in quale anno e in quali giorni era nato Gesù?

 

Era nato 30 anni prima, agli inizi del 2 a.C., nell’anno 33° di Erode a Gerusalemme, nell’anno 40° di Augusto, nel 3° anno dell’olimpiade 193ª, nel 748 AUC.Potrebbe anche essere nato intorno al 25 dicembre dell'anno 3 a.C., ancora 748 AUC (terminava il 20 aprile).

Ciò permette di far rientrare nel tempo di Erode la nascita del Re dei Giudei e gli altri fatti narrati dal Vangelo di Matteo.

Gesù è nato proprio il 25 dicembre?

Nei primi tempi i cristiani d'Egitto celebrarono il Natale il 6 gennaio, poi al tempo del Concilio di Nicea (325 d.C.) fu stabilito che il Natale venisse celebrato il 25 dicembre.

Già una testimonianza di S. Ippolito martire ricorda la data del 25 dicembre nel suo Commento al libro di Daniele, che è stato scritto intorno al 204 d.C. Dunque, 171 anni circa dopo la morte di Cristo.

Appare improbabile che Gesù sia nato (25 dicembre) esattamente nove mesi, dei nostri, dopo l'annunciazione dell'angelo Gabriele a Maria (25 marzo). Ma è logico che la Chiesa celebri le due ricorrenze in questo modo.

Possiamo comunque affermare che il giorno della nascita di Gesù è da situare proprio in quei giorni. Oltre i motivi appena esposti, eccone altri:

— Certamente il censimento, che obbligò Maria e Giuseppe a recarsi a Betlemme, si tenne nel solo arco di un inverno. Fu organizzato in modo da svolgersi rapidamente, attraverso grandi spostamenti simultanei e coordinati della popolazione. Lo rivela lo stesso Vangelo di Luca: "Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città... non c’era posto per loro nell’albergo" (Lc 2,3.7). Ciò permise di non creare intralci al lavoro agricolo, fonte primaria di entrate.

— Luca riferisce che, la notte in cui Gesù nacque, «in quella stessa zona c'erano dei pastori che si trattenevano in campagna e svolgevano le guardie della notte al loro gregge» (Lc 2,8). A Betlemme, si dice, nelle notti di dicembre o di gennaio, c'è un freddo così pungente che è impensabile rimanere con il gregge all'aperto. Ma fa parte del mestiere stesso dei pastori stare in campagna, e intorno a Betlemme c'è campagna. Magari per la notte i pastori cercavano un riparo, ma il gregge poteva rimanere fuori. Se il racconto evangelico fa notare questi particolari è perché non era quello il momento di rimanere in campagna, all'aperto, con il gregge. Nel testo greco, che è originale, l'uso del participio presente (agraulountes kai phylassontes) indica che quel gruppo di pastori, con l'unico gregge, si tratteneva continuamente in campagna; mentre gli altri pastori, altrettanto continuamente, stavano ritirati in paese. Notiamo pure che, se c'era bisogno di fare più guardie notturne, le notti erano lunghe. Dunque era proprio il periodo più freddo dell'anno.

— A questo possiamo aggiungere un altro indizio che ci viene dal giorno in cui Zaccaria officiava al Tempio, secondo il turno della classe di Abia (Lc 1,8). Come si può desumere dai manoscritti di Qumran, questo turno cadeva due volte all'anno: dall'8 al 14 del 3° mese (solare) ebraico e dal 24 al 30 dell'8° mese. Se ammettiamo che il turno sia stato quello dell'8° mese (ultima decade di settembre) e che Giovanni sia stato concepito circa un mese dopo, la nascita di Gesù, avvenuta dopo 14-15 mesi ebraici (i mesi ebraici sono lunari; il "sesto mese" di Elisabetta va dai 5 ai 6 mesi, a cui si devono aggiungere i 9 mesi di gestazione di Maria), è da porre in dicembre. Per quanto detto sopra si esclude l'altro turno, che porterebbe la nascita in piena estate.

Una considerazione, riguardante la legge ebraica, potrebbe confermare che Gesù sia nato proprio nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, che nel 3 a.C. era la notte tra il giovedì e il venerdì. Infatti Maria e Giuseppe, dovendo percorrere circa 140 chlometri, probabilmente partirono da Nazaret il giorno dopo il sabato. Cinque giorni per arrivare a Betlemme sono ragionevoli. Possiamo affermare che la notte del Natale non fu quella tra venerdì e sabato, perché i pastori camminarono un po’ alla ricerca del Bambino e questo non era permesso in giorno di sabato.

In Oriente, per effetto del calendario giuliano, il 25 dicembre si è spostato e corrisponde oggi al nostro 7 gennaio.

Numerosi autori cristiani, in realtà, indicano nel 2 a.C. la nascita di Gesù, considerandola avvenuta il 6 gennaio; oppure la spostano nel 3 a.C. considerandola avvenuta il 25 dicembre.

Arriviamo a questa conclusione, se teniamo presente che Augusto datava il suo principato dalla vittoria a Modena nel 43 a.C. (secondo la datazione corrente); che alcuni la datavano dalla morte del predecessore, Giulio Cesare, nel 44 a.C.; che la nascita di Roma è posta da molti nel 754 a.C., da altri nel 753; e che nella cronologia antica non esisteva lo zero.

Tutto è condizionato da quei 2 (3 -1) anni che mancano nella cronologia.

Ireneo di Lione indica il 41esimo anno di principato di Augusto. 43-41= 2 a.C.

Clemente d’Alessandria: 194 anni prima della morte di Commodo (deceduto nel 192 d.C.). Quindi: 192-194 = 2 a.C.

Ippolito di Roma: 752 dalla nascita di Roma.

Tertulliano: 41° di Augusto e 28 anni dopo la morte di Cleopatra (30 a.C), ovvero: 30-28 = 2 a.C.

Origene: 41° di Augusto e 15 anni prima della morte di Augusto, cioè prima del 14 d.C.

Eusebio di Cesarea: 42° anno di Augusto ma, seguendo Giuseppe Flavio, parte dal 44 a.C. Dice anche: 28 anni dopo la morte di Cleopatra.

Epifane: Augusto e Silvano consoli, ovvero nel 2 a.C.

Gerolamo: 41° di Augusto e 28° anno del suo impero, iniziato nel 30 a.C.

Paolo Orosio: anno 752 dalla fondazione di Roma.

Cassiodoro (dopo il Concilio di Nicea che stabilì la data di nascita di Gesù al 25 dicembre): consolato di C. Lentulo e M. Messalla (consoli del 3 a.C. ma in realtà nel 2 a.C.).

Giorgio Faro

 

6) La data della morte e risurrezione di Gesù

 

Ora rileviamo che anche le date della morte e risurrezione di Gesù si possono stabilire con precisione.

A tale proposito è bene ricordare che il Re Gesù era indipendente dai farisei come dai sadducei, dagli esseni come dagli zeloti, dai Giudei come dai Romani: altrimenti non sarebbe stato arrestato né crocifisso (Gv 18,36).

Gesù, Re dell'universo, stabilì il momento della sua passione nel modo in cui avvenne; aveva realmente il dominio di tutta la situazione e fece bene ogni cosa, obbedendo a Dio Padre.

Certamente celebrò quella Pasqua, come ogni anno, secondo la tradizione ebraica e, certamente, secondo l'usanza della Galilea.

Gli Ebrei celebrano questa festa il 15 di nisan, giorno della luna piena. Era facile osservare la luna sui monti di Gerusalemme ed era difficile sbagliare giorno, mentre era più facile sbagliare l'orario; infatti i riferimenti visibili non consentono molta precisione: l'ora si poteva individuare sulla base di calcoli a lungo termine.

Gesù morì, per unanime testimonianza dei quattro Vangeli (Mt 27,62; Mc 15,42; Lc 23,54; Gv 19,14.31.42), il giorno della Parasceve dei Giudei, cioè il giorno che precedeva la grande festa di Pasqua che quell'anno, almeno secondo i Giudei e secondo tutto l'ambiente del Tempio, cadeva in giorno di sabato.

Il calcolo astronomico ci mostra che questo plenilunio in giorno di sabato, secondo il modo ebraico di far iniziare il giorno, si può individuare in quello di venerdì 3 aprile dell'anno 33.

Il Calendario Perpetuo on line del Liceo Foscarini mostra che, quel giorno, la luna piena si vide alle ore 16.52, nel fuso orario in cui è inserito Israele. Ma questo Stato si trova quasi al limite del fuso orario +2, cosicché l'orario reale si sposta alle 17.15 circa, tenendo presente che a quel tempo i fusi orari non esistevano. Il plenilunio fu previsto vicino al tramonto, con la possibilità di commettere un piccolo errore di un'ora, o anche più, e ritenere che fosse dopo le ore 18, cosicché per i Giudei poteva essere già in giorno di sabato (nota a Gv 18,28 in Gesù, il Cristo).

Tra il 25 e il 35 d.C., la luna piena, in un'ora che si potesse considerare di sabato, si ebbe solo nel 26 e nel 33.

Anno 25: luna piena dom. 1 aprile ore 20.19 (ora GMT) + 2.20 circa = 22.39

26: sab. 20 aprile ore 12.33 > GMT: 14.53

27: mer. 9 aprile ore 16.27 > 18.47

28: lun. 29 marzo ore 3.21 > 5.41

29: dom. 17 aprile ore 2.45 > 5.05

30: gio. 6 aprile ore 19.43 > 22.03 - per noi e per i Galilei era di giovedì, mentre per i Giudei era di venerdì (7 aprile)

31: mar. 27 marzo ore 10.57 > 13.17

32: lun. 14 aprile ore 9.02 > 11.22

33: ven. 3 aprile ore 14.52 > 17.12 - per noi, come per i Galilei e per i Giudei era di venerdì, ma i Giudei sbagliarono per circa un'ora e pensarono che fosse di sabato

34: gio. 22 aprile ore 7.40 > 10.00

35: lun. 11 aprile ore 8.25 > 10.45

Dal confronto dei diversi dati fin qui analizzati risulta che Gesù è morto in croce il "venerdì" 3 aprile ed è risorto la "domenica" 5 aprile, dell’anno 33 d.C.

A sorpresa, queste considerazioni sono confermate da un problema e, nello stesso tempo, contribuiscono a risolverlo concretamente.

Il problema si incontra nei quattro Vangeli, quando narrano gli ultimi avvenimenti della vita pubblica di Gesù. Infatti ci sono episodi che sembra siano accaduti in giorni diversi, a seconda del Vangelo che prendiamo in considerazione; inoltre sembra che ci siano state due diverse feste di Pasqua oppure che l'ultima cena di Gesù non sia stata la cena pasquale ebraica.

Allora proviamo a impostare la questione partendo dall'origine stessa dei Vangeli, come è spiegata in questo sito.

Non tutti e quattro i Vangeli intendono raccontare con la stessa esattezza storica l'ordine e i dettagli degli avvenimenti. Luca e Giovanni si sono preoccupati di questo; Matteo e Marco si sono presi delle libertà, contando proprio sull'esattezza degli altri due.

La questione si pone in questi termini.

- Matteo e Marco (nota a Lc 21,37 in Gesù, il Cristo) sembrano situare la cena a Betania "due giorni prima della Pasqua" (nota a Gv 12,2 in Gesù, il Cristo. In realtà i due Vangeli si riferiscono alla riunione dei capi ebrei ed effettuano un flash back sulla cena di Betania. Invece Giovanni riferisce che si svolse "sei giorni prima della Pasqua".

- Giovanni ricorda che i Giudei dovevano mangiare la Pasqua la sera del "venerdì" (Gv 18,28), giorno della loro Parasceve (Gv 19,14.31), non dice che l'ultima cena di Gesù fosse la cena della Pasqua (ma vedere nota a Gv 13,2 in Gesù, il Cristo). Giovanni aveva legami con il Tempio, attraverso le sue conoscenze tra i sacerdoti (Gv 18,15) e gli abitanti di Gamla.

- L'arresto, il processo e la condanna di Gesù non poterono svolgersi nel giorno della festa (di Pasqua) e quindi è giusto quello che dice Giovanni, ma l'ultima cena, che i sinottici dicono pasquale, si svolse il "giovedì", per cui Gesù considerò come giorno di Pasqua il "venerdì".

- Non si può pensare che Gesù abbia mangiato la cena della Pasqua senza la vittima pasquale, agnello o capretto, perché Luca, evengelista storico, dice chiaramente che Gesù fece preparare la cena quando, secondo i Galilei, si doveva sacrificare la vittima di Pasqua (nota a Lc 22,7-8 in Gesù, il Cristo) e che in effetti la mangiò (Lc 22,15-16).

Già nella Didachè, datata all'inizio del II secolo, leggiamo che Gesù ha svolto l'ultima cena il martedì, probabilmente per conciliare le diverse notizie fornite dai Vangeli.

Ma possiamo trovare un'altra soluzione: è possibile che una parte del popolo ebreo, in particolare la Galilea "delle Genti", facesse iniziare il giorno al mattino molto presto. In tal caso, poiché la luna piena si ebbe intorno alle ore 17 di "venerdì" 3 aprile, questa parte della popolazione considerava come 15 di nisan il "venerdì" e come 14 di nisan il "giovedì" 2 aprile.

I Vangeli stessi rivelano che il giorno dei Giudei iniziava a un'ora diversa rispetto a quello dei Galilei.

L'evangelista Giovanni, che si rivolgeva ai Giudei e agli amici di Gamla, ha scritto (Gv 20,1): «Il giorno dopo il sabato Maria di Màgdala si reca al sepolcro assai presto, quand’è ancora buio». Non dimentichiamo che c'era la luna piena e non c'era buio pesto.

Matteo, proveniente dalla Galilea, racconta lo stesso episodio così (note a Mt 28,1 e Gv 20,1a in Gesù, il Cristo): «Il sabato tardi, nell’ora che si affaccia sul primo giorno dopo il sabato (cioè al mattino molto presto), Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a vedere il sepolcro».

Il "sabato tardi" di Matteo corrisponde al "giorno dopo il sabato", "assai presto", di Giovanni; l'ora è la stessa, ma i giorni sono considerati diversi.

Si spiega allora perché i Vangeli sinottici, che hanno come testo di base la relazione scritta durante i fatti da Matteo di Galilea, riferiscano i fatti dal punto di vista di Gesù e dei discepoli, poiché essi realmente celebrarono come "(primo) giorno degli azzimi" il "giovedì". Per loro la grande festa di Pasqua era il "venerdì", oppure si adattarono a celebrarla insieme ai Giudei il sabato.

Di conseguenza, notiamo un'altra diversità. Giovanni attribuisce alle esigenze della Parasceve dei Giudei il fatto che Gesù sia stato seppellito prima della sera del "venerdì" (Gv 19,42). La sepoltura avvenne prima del tramonto, cioè in tempo per evitare il sabato dei Giudei. Le donne di Galilea stavano a guardare, poi tornarono indietro e prepararono aromi per imbalsamare il corpo, quindi osservarono il riposo del sabato(Lc 23,55-56); infatti per loro il sabato iniziava oltre la mezzanotte.

Non crea ulteriori problemi di date la profezia dei tre giorni di Giona nel ventre della balena (Matteo 12,39-40), perché le profezie non venivano interpretate alla lettera. Infatti, Gesù rimase nel sepolcro per almeno una parte di tre giorni, "Venerdì", Sabato e "Domenica", dal punto di vista degli ebrei.

Possiamo dunque dire che i fatti poterono svolgersi con questa successione soltanto nell'anno 33. Gesù ha celebrato la cena pasquale nel giorno esatto secondo l'astronomia di oggi. Doveva valere anche per i Giudei, che invece sbagliarono giorno. Ma proprio ciò ha reso possibile l'istituzione dell'Eucaristia il giorno precedente il sacrificio in croce, che venne consumato più o meno contemporaneamente ai sacrifici delle vittime pasquali al Tempio.

 

7) Valore storico delle notizie che possediamo

 

Tributo a Tertulliano

 

Un lettore autorevole pone un quesito: «Si tratta del computo della morte di Cristo, già recepito da Tertulliano nell'opera "Contra Judaeos" (VIII,18), datata 197-200. La datazione, recepita anche da autori del IV secolo e oltre, suona così: "Questa Passione [di Gesù] … fu compiuta sotto Tiberio Cesare, nel consolato di Rubellio Gemino e Fufio Gemino, il 25 del mese di marzo, nel tempo della Pasqua [ebraica]". Il suddetto consolato viene ascritto all'anno 29 d.C. e i due suddetti consoli sono detti anche negli autori successivi semplicemente "i due Gemini". Essi sono ricordati per altra circostanza anche da Tacito (Annali, V,1). Da dove ha origine questo computo?»

Nella medesima opera “Contra Judaeos” Tertulliano ha scritto: "Nel 41° anno dell'impero di Augusto, nel quale regnò per il 28° anno dopo la morte di Cleopatra, nasce Cristo. E lo stesso Augusto sopravvisse 15 anni alla nascita di Cristo" (VIII,11).

È da notare un'incertezza, poiché il 41° anno di Augusto corrisponderebbe, secondo la datazione tradizionale, al 2 a.C., mentre il 28° dalla morte di Cleopatra porterebbe al 3 a.C.

In ogni modo, 15 anni sotto Augusto e 15 anni sotto Tiberio fanno in tutto 30 anni (Lc 3,23).

Il computo degli anni consolari darebbe un risultato diverso, ma ciò si può spiegare con lo scollegamento tra il riferimento preso da Tertulliano per la nascita di Gesù e quello per la sua passione, giustificato dal fatto che Tacito nomina accuratamente i consoli soltanto a partire dal regno di Tiberio.

Tertulliano aveva accesso agli annali di Roma (Apologeticum, 5,2), contava correntemente gli anni AUC e vedeva il reale rapporto tra gli anni AUC e gli anni consolari. È doveroso esaminare quanto egli ha scritto.

Per comodità ci posizioniamo nel 200 d.C., nel punto di vista di Tertulliano.

Se è vero che nel 754 AUC, come testimonia Velleio Patercolo, erano in carica i consoli che nella lista tradizionale si trovano nel 4 d.C, allora l'1 a.C. era il 750 AUC e Tertulliano, nel 200 d.C., contava 950 anni AUC e non 953.

Come abbiamo sopra spiegato, tra il 34 e il 40 d.C. Tiberio tralasciò di nominare 3 volte i consoli.

Così, per Tertulliano, i consoli del 950 AUC erano, in realtà, quelli che troviamo nel 197 d.C. (Tito Sestio Magio Laterano e Lucio Cuspio Rufino). Dal suo punto di vista vedeva tutta la lista dei consoli spostata avanti, appunto, di 3 anni.

Tertulliano considerava il 15° di Tiberio come inizio della passione di Cristo:

"Nel suo (di Tiberio) 15° anno di impero Cristo patisce, avendo circa 30 anni quando patì" (VIII,16).

Per motivi che ci sfuggono, Tertulliano sapeva con certezza che il 15° anno di Tiberio era trascorso tra l'agosto del 778 e l'agosto del 779 AUC, ossia realmente tra il 28 e il 29 d.C., ma secondo lui erano in carica i consoli che troviamo nel 25-26.

Perciò Gesù era entrato in vita pubblica negli ultimi mesi dell'anno 778 AUC (l'anno terminava il 20 aprile), per noi all'inizio del 29 d.C., ma sotto i consoli Gneo Cornelio Lentulo Getulico e Gaio Calvisio Sabino, che troviamo nel 26.

Il nostro autore pensava, in accordo con la più diffusa opinione sulla durata della vita pubblica, che la conclusione della passione del Signore fosse stata 3 anni dopo.

Il "tempo di 70 settimane" (VIII,18) è da intendere come compimento delle profezie di Daniele e non in senso matematico.

Dunque alla fine del 781 AUC, ossia il 25 marzo del 32 d.C., ma sotto i consoli che troviamo nell'anno 29 (Gaio Fufio Gemino e Lucio Rubellio Gemino).

Il Calendario Perpetuo ci dice che nel 32 d.C. il plenilunio della Pasqua ebraica fu il 14 aprile e che nel 29 d.C. fu il 17 aprile, non comunque il 25 marzo. Possiamo concludere che Tertulliano non aveva informazioni dirette sull'anno della passione di Gesù, ma lo calcolò a partire dai riferimenti di cui disponeva.

Questo scrittore ha anticipato di 1 anno la nascita di Gesù, a causa dell'anno aggiunto alla vita di Augusto, e ha anticipato di 1 anno la morte e risurrezione di Gesù, seguendo notizie diffuse.

 

Testimonianze esaurienti

 

Concludendo, ci sono gli elementi per sostenere che la vita di Gesù Cristo si può ambientare con precisione nei momenti e nelle situazioni storiche.

Combinando insieme il Vangelo di Luca e quello di Giovanni, si possono stabilire anche date, approssimate a meno di un mese, per quasi tutti gli avvenimenti della vita pubblica di Gesù.

Poiché le testimonianze storiche su quei fatti unici sono notevoli, quello che ha fatto per noi Gesù Cristo è molto chiaro e concreto.

Gli infiniti dubbi, avanzati da chi non accetta di credere, non intaccano la realtà storica, testimoniata e certificata dai quattro Vangeli e da tutto il Nuovo Testamento.

Ricordiamo, qui, che il terzo segreto di Fatima, reso pubblico nel 2000, nel suo significato simbolico non presagisce eventi tragici, ma invita ad agire e a riscoprire quanto sono concrete le testimonianze delle molte persone che hanno conosciuto Gesù Cristo, che hanno scritto di lui e che hanno dato la vita in suo nome.

Se cerchiamo tra i documenti antichi, a partire dai quattro Vangeli, possiamo ricostruire in modo sufficientemente preciso l'opera di Gesù Cristo, così che il nostro bisogno di testimonianze su di lui sia appagato.

Nella Sindone la Provvidenza ci ha perfino conservato, in modo nitido e inconfondibile, l'immagine di Gesù Cristo, l'illustrazione dei momenti culminanti della sua vita e numerosi dati scientifici al suo riguardo.

 

Giovanni Conforti,

con la collaborazione di Giovanni Massaro,

Giorgio Faro

e Giorgio Rigoni

 

Aggiornato il 16 gennaio 2018

 

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