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Misteri dolorosi

 

(martedì, venerdì e ogni giorno dal Mercoledì delle Ceneri fino alla domenica di Pasqua)

 

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Il 13 luglio 1917 la Madonna, dopo aver affidato il segreto ai bambini di Fatima, suggerì questo:

— Quando recitate il Rosario, dite alla fine di ogni diecina: «O Gesù mio, perdonate le nostre colpe; preservateci dal fuoco dell'inferno; portate in cielo tutte le anime, e soccorrete specialmente le più bisognose (della vostra misericordia)».

«Soccorri specialmente le più bisognose della tua misericordia»: ecco il modo giusto di affrontare il male che c'è nel mondo. Quel "soccorri" è la preghiera per le anime che vivono e si esprimono con il loro corpo nel mondo. Tutta la preghiera chiede l'aiuto più profondo, intimo, per chi è in questo mondo.

Gesù Cristo ha esercitato la sua misericordia guarendo i mali dell'anima, soprattutto perdonando i peccati e inducendo le anime a conversione; ha guarito i mali del corpo compiendo miracoli, perché si vedesse che nessun male deve essere considerato definitivo per una persona.

Se Lui ha accettato di soffrire e morire come è avvenuto, è perché gli uomini siano meno peccatori e più miti, così che non facciano soffrire il prossimo.

Per imitare Lui, non è necessario che ripetiamo su di noi quelle sofferenze, però è necessario che abbiamo caro Lui più di qualsiasi creatura. In tal modo partecipiamo ai suoi meriti, otteniamo vantaggio dalle sue azioni e dalle sue parole. 

Chi è adesso più bisognoso della misericordia di Gesù Cristo?

Certamente chi soffre; ma soprattutto chi fa il male. Chi fa più male, prendendo le più grandi decisioni cattive nel mondo, ha più bisogno di misericordia.

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Nel primo Mistero Doloroso si contempla:

"La preghiera di Gesù nel Getzemani"

Dal Vangelo di Luca 22,39-46.

Viene per Gesù Cristo l'ora in cui il Padre gli chiede di accettare fino in fondo la situazione in cui è caduta la natura umana.

 

Il fatto: il Figlio di Dio dovrà soffrire

Il Padre, unico sostegno

Le sofferenze e la salvezza delle creature

Contemplo...

questo momento in cui Gesù ha avuto anche paura, ma è rimasto sempre rivolto al Padre.

Prego

con Gesù Cristo, pensando alle situazioni dolorose che conosco o vivo.

Decido...

di abbandonarmi al Padre insieme al Figlio, anche se sembra che Egli sia lontano, perché è Lui che conosce e sostiene tutta la realtà nella sua Carità.

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Nel secondo Mistero Doloroso si contempla:

"La flagellazione di Gesù"

Dal Vangelo di Giovanni 19,1, Matteo 27,26 e Marco 15,15.

Gesù Cristo viene ferito e umiliato nel corpo, ma nel suo atteggiamento si vede che questo non gli toglie la sua vera dignità. Né egli smette di voler bene agli uomini.

 

Il fatto: Gesù nelle mani di chi lo vuole uccidere

Corpo, anima e divinità di Gesù

Contemplo...

Gesù Cristo che ha voluto accettare quest'ora, questa condizione di fragilità.

Prego

riflettendo sulle numerose situazioni simili a questa vissuta da Gesù.

Decido...

come rispondere, imitando Gesù Cristo, al male che mi viene dal prossimo.

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Nel terzo Mistero Doloroso si contempla:

"Gesù incoronato di spine"

Dal Vangelo di Giovanni 19,2-3, Matteo 27,27-31 e Marco 15,16-20.

Si vuole anche togliere a Gesù la sua dignità di Re, ma questo serve a far capire più chiaramente che regno è il suo.

 

Il fatto: corona di spine come simbolo della sua regalità

Al re della menzogna Gesù risponde così 

Contemplo...

Gesù Cristo che è vero Re in una situazione così.

Prego

chiedendo a Maria di farmi riconoscere il Regno di Dio già presente nel mondo, mentre ricordo che «il principe di questo mondo», il diavolo, «è stato giudicato»  (Gv 16,11).

Decido...

di essere più vigilante, in modo da non perdere alcuna occasione per lavorare nel Regno di Dio.

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Nel quarto Mistero Doloroso si contempla:

"Gesù che sale al Calvario portando la croce"

Dal Vangelo di Luca 23,26-32, Giovanni 19,17 e Marco 15,21-23.

Gesù, ferito, senza forze, umiliato, usa le forze che rimangono per portare la sua croce, così che noi sappiamo portare la nostra

 

Il fatto: Gesù porta il suo patibolo

La forza per noi

Fatima e l'albero della vita

Contemplo...

questo difficilissimo momento in cui Gesù fatica per poi essere crocifisso.

Prego

con fiducia nel Cuore di Gesù e di Maria perché la Madre soffrì con il Figlio per sollevarci da ogni male.

Decido...

di offrire qualche sacrificio per unirmi al sacrificio di Gesù e alla sofferenza di Maria, così da avere più forza e sapienza per evitare il peccato.

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Nel quinto Mistero Doloroso si contempla:

"La morte di Gesù in croce"

Dal Vangelo di Luca 23,33-49, Giovanni 19,18-37, Matteo 27,33-56 e Marco 15,24-41.

La morte di Gesù Cristo è già vittoria su satana e sul peccato. È già segno di vita eterna per chi si affida al Signore

 

Il fatto: la croce, Gesù e Maria

Nulla va perduto...

Il Paradiso

La Sindone

Sofferenze e impegno

Contemplo...

il momento tragico, ma tutto affidato al Padre, della morte di Gesù sulla croce.

Prego

con la sicurezza che Gesù non perderà nulla della mia vita e di quella del prossimo.

Decido...

di aver cura del bene spirituale e materiale delle persone che hanno a che fare con me.

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Il Figlio di Dio dovrà soffrire

È ormai notte, il "giovedì" 2 aprile dell'anno 33.

Il Figlio di Dio, Gesù, è vissuto trentaquattro anni da uomo, ha parlato e agito come tale.

Ora i discepoli di Gesù sono testimoni di un fatto di  portata universale.

Tutto ciò che hanno sofferto gli uomini dall'inizio e che soffriranno sino alla fine si presenta davanti a Gesù, per colpire lui fino alla morte più infamante.

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Il Padre, unico sostegno

 

Egli parla con il Padre: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice...».

Tutto il male che è stato compiuto dagli uomini fin dall'inizio e che sarà compiuto fino alla fine aggredisce Gesù con la tentazione sottile e potente del diavolo, che gli presenta la sconfitta di quanto ha detto e compiuto.

Gesù Cristo si rivolge soltanto al Padre: «...Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà»

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Le sofferenze e la salvezza delle creature

 

San Paolo annunciava il ritorno di Gesù Cristo come re, per quel "regno di mille anni" che è ricordato nell'Apocalisse.

Nella Lettera ai Romani spiega quale salvezza dobbiamo attendere, già qui sulla Terra in qualche modo.

La salvezza sarà piena nel Paradiso, ma è tempo che ci accorgiamo di quello che il Dio ha già realizzato in questo mondo, come aveva detto Gesù Cristo. Non lamentiamoci di Lui, se prima noi non raccogliamo "il sangue dei Martiri", ossia le testimonianze di chi ha visto Gesù e di chi è stato protagonista dei fatti che egli ha profetizzato. Ci vuole cautela in questi argomenti, ma questa ricerca non farà male.

 

«E se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto a causa del peccato, ma lo spirito è vita a causa della giustificazione. E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche (sulla Terra) ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (nel mondo); essa infatti è stata sottomessa alla caducità non per suo volere, ma a causa di colui che l'ha sottomessa (il diavolo che ha tentato Adamo ed Eva) e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.

Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che pure possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.

Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno.

Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore».

Rm 8,10-11.18-23.26-28.38-39

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Il fatto: Gesù nelle mani di quelli che lo vogliono uccidere

 

È la mattina del 3 aprile dell'anno 33 d.C. I sommi sacerdoti e i capi ebrei hanno fatto portare Gesù davanti al Pretorio, per ottenere che il governatore Ponzio Pilato lo condanni alla morte di croce.

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Corpo, anima e divinità di Gesù

 

Come ogni persona in condizione di superiorità, che vuole mettere fuori gioco un'altra persona, Pilato fa colpire il corpo di Gesù.

Egli non si rende conto che è la propria anima a decidere e ad agire. Non si rende conto di aver a che fare con l'anima di Gesù, tanto meno con la sua divinità.

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Il fatto: corona di spine come simbolo della sua regalità

 

Ma il diavolo vuole umiliare l'anima di Gesù, vuole farlo attraverso tutto quello che sta per accadere.

Durante quella mattinata Gesù, lasciato in balìa dei soldati, viene preso in giro. Viene umiliata la sua dignità di Re dei Giudei, cioè di Messia.

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Al re della menzogna Gesù risponde così

 

Le anime di Pilato, dei soldati e dei servi diventano strumento della volontà del diavolo ma, nello stesso tempo, del Padre.

Gesù Cristo non è un re con la corona d'oro, con l'esercito, con la sua moneta; è invece il re della verità che nessun re della terra può sconfiggere. Gli pongono sul capo una corona di scherno e dolorosa; gli mettono in mano uno scettro senza valore. Il Padre concede al potere di satana questo prezzo di riscatto.

La sofferenza che tocca ciascuno di noi dipende dalla natura, dal prossimo, dal volere del diavolo, ma è, nello stesso tempo, volontà del Padre, che però  non lascia andar perso nemmeno un capello del nostro capo, tiene nelle sue mani il nostro spirito e ci riserva vita senza fine.

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Il fatto: Gesù porta il suo patibolo

 

La croce è un segno pesantissimo ma Gesù, nonostante tutto, la porta.. Egli, nei mesi precedenti, aveva detto: «Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me non può essere mio discepolo» (Luca 14,27).

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La forza per noi

 

Chi vuole seguire Gesù Cristo e porta - non cerca di scaricare - ciò che per lui è la più grande condanna nella vita, riceve la forza di seguire così il Maestro. Riesce a sostenere il peso della propria "croce" che diventa, anzi, uno strumento di vita nuova.

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Fatima e l'albero della vita

 

La croce era uno dei peggiori strumenti di condanna a morte. Gesù la sta trasformando nell'albero della vita, come l'hanno vista i tre pastorelli di Fatima nella visione simbolica che fa parte del segreto.

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Il fatto: la croce, Gesù e Maria

 

La morte di Gesù Cristo è stata tragica; ma niente di quella morte è andato perduto, niente è finito nella morsa di satana. Gesù stesso ha mantenuto nelle sue mani ogni momento di quegli avvenimenti; poi si è affidato al Padre. Nemmeno le anime di quelli che lo volevano morto sono andate perdute, perché Gesù ha chiesto perdono al Padre per loro.

E Maria era là.

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Nulla va perduto...

 

Così avviene per ciascuno di noi: Gesù Cristo e il Padre, attraverso lo Spirito Santo, mantengono nelle loro mani ogni momento della nostra morte e «non va perduto nemmeno un capello del nostro capo» (Luca 12,7; 21,18).

La Chiesa, perché nessuno sia solo quando muore, dispone del Sacramento dell'Unzione degli Infermi che trasmette la forza di Gesù in croce.

Possiamo esserne sicuri, perché le parole e i gesti di Gesù sono stati testimoniati autenticamente dagli evangelisti.

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Il Paradiso

 

Ora la morte, quella di Gesù Cristo come esempio per la nostra, è la porta verso la risurrezione, verso una vita nel «Giardino» di Dio, cioè nel Paradiso: vita senza fine (Lc 23,43).

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La Sindone

 

Poiché sono moltissime le probabilità che la Sindone ci mostri veramente l'immagine di Gesù, abbiamo di lui anche una testimonianza visiva immediata.

Non siamo obbligati a credere "alla Sindone" ma, se la Sindone è una testimonianza, possiamo credere  "alle realtà a cui la Sindone rende testimonianza".

Per informazioni sulla Sindone: http://www.sindone.org/

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Sofferenze e impegno

 

Gli Ebrei, essendo un popolo per legami di sangue, sono immersi nella situazione di popolo di Dio, purché siano fedeli all'Alleanza.

L'ebreo Gesù ha messo a disposizione una situazione in cui gli uomini possono lasciarsi immergere, perché egli dà libertà. Essere cristiani sembra un'etichetta aggiunta alla vita, alla quale non si può sempre essere fedeli, non un "battesimo" in cui la nostra vita è sempre immersa, perché si dice che esser cristiani è difficile. Sembra normale seguire altre indicazioni più "naturali", a cui aggiungere un po' di regole cristiane.

Pregare Dio come Padre ci fa subito venire in mente che, se Dio ci vuole veramente bene più di tutti, non ci dovrebbero essere tutte le difficoltà e le frustrazioni del nostro impegno, le sofferenze e quella, più grande, della morte. Egli dovrebbe essere in dialogo stretto con noi e dovrebbe ascoltarci subito.

Dobbiamo certamente ricordare che noi siamo piccole creature nell'universo, però abbiamo l'anima che ci fa desiderare di essere illimitati. Dobbiamo ricordare che il diavolo ci è nemico e ha fatto in modo che perdessimo lo stato in cui Dio ci aveva creato, corrispondente alle aspirazioni della nostra anima. A questo riguardo si può dire che anche avere un nemico da cui difenderci stimola la nostra umanità a migliorare. Però quanto male, quanta falsità c'è nel mondo.

Tuttavia Dio ci ha dato Gesù Cristo, il quale ha fatto conoscere le cose del Padre, ha impartito istruzioni divine, facendo sorgere dalla natura accorgimenti potenti per superare il male e instaurare benevolenza e bontà, attraverso i piccoli più bisognosi. Ci ha dato Maria la cui bellezza e il cui potere hanno le caratteristiche di quelli di una Regina quindicenne: non può sottrarsi alla sua bellezza e alla sua umanità femminile, "fatali", o meglio stabiliti da Dio per sempre.

La domanda che rimane aperta è: perché il Padre ha aspettato così tanto a mandare il Salvatore, mentre gli uomini si scambiavano ogni male ed erano nella confusione?

Cerchiamo una risposta nel Vangeli e nelle apparizioni di Maria.

La risposta può esser questa. Gesù Cristo si è lasciato inchiodare in croce per dimostrare che non poteva sfuggire in niente alla natura umana, alla quale non è sfuggito nessuno, prima e dopo di lui. Ma è risorto per dimostrare che la natura umana è destinata a sfuggire in tutto al peccato e al limite che ne consegue, tutti sono destinati a questo, prima e dopo di lui, purché lo meritino con la Sua grazia lasciandosi "battezzare" in Lui.

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Giovanni Conforti

Aggiornato il 26 gennaio 2010

 


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