In nome di Maria

Con il Papa

Solidità della Dottrina e della Tradizione

I testimoni delle origini

 

 

 

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Con ammirazione ho inserito questo studio,

compiuto dall'autore del libro Gli anni terreni di Gesù,

che aggiunge concretezza

alle testimonianze storiche

sulla vita di Gesù Cristo, offerte dai Vangeli.

Se non ci perdiamo in discussioni,

ma raccogliamo tutto quello che abbiamo a disposizione,

di elementi che "ci fanno vedere" Gesù storico

ce ne sono parecchi.

Tra questi la riscoperta archeologica di Gamla

e la possibilità di ridefinire le date

riguardanti Gesù, entro la storia a lui contemporanea.

Giovanni Conforti

 

Da dove è partita la Via Crucis?

 

Tradizioni e studi

 

Questo studio ha del paradossale. Infatti da una parte è assodato che l’attuale Via Dolorosa corrisponde ad una tradizione abbastanza recente (che data solo a due secoli fa) circa quello che avrebbe costituito il percorso di Gesù dal luogo della condanna al Calvario, fuori le mura di allora. Le guide pubblicate per i pellegrini presentano questa scelta come un dato di fatto, adducendo ragioni non propriamente conclusive, eppure senza mostrare alcun interesse, nemmeno a titolo di ipotesi, per le alternative. Dall’altra parte proseguono gli studi sulla Gerusalemme del I secolo d.C., proponendo conoscenze di fonte non cristiana, che mostrano con estrema evidenza la maggior probabilità di altri percorsi, in particolare uno, per quella che costituì la Via Crucis di Gesù.

 

Che cosa dicono i Vangeli?

 

Come sempre, la prima cosa da fare è leggere il vangelo.

Gesù fu portato prima da Anna (nel solo vangelo di Giovanni) e poi da Caifa. Il processo in piena notte fu drammatico. Al canto del gallo Pietro prova un momento di profonda umiliazione: sono quasi le 5,00. Appena fattosi mattino, Gesù -dice Luca- viene condotto davanti al sinedrio (il vangelo di Matteo e Marco dice: “tenere consiglio”). Da lì viene portato da Pilato (Giovanni specifica “al pretorio” e “di mattino presto”). Intanto Giuda si dispera e si impicca (Matteo). Il procuratore parla con gli accusatori che non entrano “per non contaminarsi”. Pilato tergiversa, capendo solo in parte perché Gesù sia così odiato. Esce nuovamente all’esterno e propone pubblicamente alla folla di scegliere tra Gesù e Barabba. Le urla sono a favore del bandito. Pilato “entra ed esce” dal pretorio per parlare con la folla riunita, stando “seduto in tribunale” (Matteo 27,17). Luca scrive che Pilato invia Gesù anche da Erode Antipa. Da lì Gesù ritorna poco dopo da Pilato, che propone alla folla una punizione esemplare per il Nazareno (la flagellazione) e poi di liberarlo. La fa eseguire; poi mostra Gesù orribilmente sfigurato, coronato di spine e vestito come un re per burla. Ancora la folla chiede la crocifissione. Pilato sta per cedere: rientra nel pretorio e parla con Gesù. Pilato vorrebbe ancora liberarlo, ma alla fine acconsente, sensibile al ricatto degli accusatori. Pilato adesso siede “nel tribunale” (Giovanni 19,13) nel luogo detto Litostroto o Gabbathà, con Gesù a fianco. Se ne lava le mani. E’ la condanna definitiva: Gesù è portato via, per avviarsi, carico della croce, verso il Golgotha.

 

Identificare i luoghi

 

Bisogna chiedersi dove a Gerusalemme poteva esserci un pavimento lastricato certamente famoso, rialzato, adatto ad un discorso “coram populo” senza microfoni, in un luogo dove “sedeva il tribunale”, all’esterno del pretorio che era la residenza di Pilato, temporaneamente a Gerusalemme per la Pasqua ebraica. Da notare che mentre il dibattito è “pubblico”, la flagellazione è avvenuta in uno spazio interno del pretorio.

L’attuale percorso della Via Crucis parte dalla Fortezza Antonia che si trovava sul vertice nord-occidentale della spianata del tempio. La tradizione bizantina, assai più antica, percorreva invece la strada verso il Calvario, provenendo dal centro della città. E’ quindi molto importante cercare di capire dove risiedesse Pilato, dove invece Erode Antipa e dove si trovassero il sinedrio e la casa di Caifa. Ci serve un edificio che possa essere adatto a parlare con una folla presente all’esterno, fungendo da tribunale.

Altre fonti interessanti per saperne di più sono Giuseppe Flavio, gli archeologi (in particolare il testo: Jerusalem: portrait of the city in the second Temple period (538 B.C.E.-70 C.E.) di Lee I. Levine) e (per chi è disposto a farlo) i mistici (in particolare suor Caterina Emmerick), capaci di illuminanti descrizioni, francamente inspiegabili per chi non vedesse la scena. Cerchiamo quindi di raccogliere le idee.

 

 

Torre Antonia

Palazzo Asmonei

Reggia Erode

perché sì

perché no

perché sì

perché no

perché sì

perché no

 

 

 

 

 

 

Nei suoi pressi è stato trovato un  pavimento lastricato

si trova in periferia

centralissimo, proprio davanti all'attuale muro del pianto

non ci sono ragioni per scartare questa ipotesi

il luogo era regale

mai trovati pavimenti lastricati

il luogo era regale e sontuoso

commistione tra ruolo militare e di giudice di Pilato

era unito al Xystus, una terrazza pavimentata e sopraelevata adatta alla presenza di folla

 

permette di separare i poteri esercitati da Pilato

era la residenza di Erode e non di Pilato

Il luogo era rialzato

illogico rispetto ai tempi ed ai movimenti di Gesù nel mattino di venerdì

era affacciato al Sinedrio

 

 

decentrato

 

parlando rivolti alla folla sottostante il suono si sarebbe disperso in uno spazio aperto

adattissimo a rivolgersi alla folla senza microfono per la prossimità incombente delle mura del tempio e degli archi

 

 

Fronteggia uno spazio aperto, poco adatto a parlare a distanza all'aperto

 

fuori dall'Antonia c'era una vasca per l'acqua, non lo spazio per la folla

il luogo era residenza regale

 

 

 

 

 

in posizione strategica

 

 

 

 

 

univa la città alta e l'area del tempio

 

 

 

 

 

permette di spiegare bene la dinamica descritta nel vangelo e il passare dal pretorio al tribunale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

non si adatta alla descrizione di Caterina Emmerick

si adatta alla descrizione di Caterina Emmerick

 

 

non si adatta alla descrizione di Caterina Emmerick

 

il percorso verso il Calvario non intercetta acquedotti

il percorso verso il Calvario intercetta l'acquedotto dopo circa 100-150 metri

 

 

il percorso verso il Calvario intercetta l'acquedotto, ma dopo un percorso molto lungo

 

 

Attenzione alla lettura attenta dei vangeli, per non perdersi qualche particolare chiarificatore:

- il luogo della flagellazione è annesso al complesso pretorio/tribunale, ma non è pubblico.

- il pretorio non è solo la residenza privata di Pilato, ma ha anche una parte dove esercitare i pubblici uffici.

- il tribunale invece è necessariamente aperto al pubblico, dove c'è il "litostroto", detto "gabbatha" (xystus).

- "litostroto" e "gabbata" descrivono particolari diversi dello stesso posto: la pavimentazione e l'altezza.

- il corteo dei condannati partì non dal tribunale, ma da qualche spazio interno del complesso del pretorio.

 

Il Palazzo degli Asmonei e il Litostroto

 

Il Palazzo degli Asmonei si trovava all’interno delle cosiddette mura nord, nella zona “in” di Gerusalemme, la città alta (colle Sion), quindi alle pendici nord-orientali del colle Sion (altezza massima 775 metri slm). Il palazzo era costruito, non a caso, su un rialzo del terreno (a circa 750 metri slm) che permetteva una vista assai suggestiva ed apprezzata verso il monte Moria, sulla spianata (quota da 744 a 730 metri slm) ove c’era il Tempio.

Dalla sommità del colle Sion (la zona delle torri Ippicus, Fasaele e Mariane), in direzione est, il terreno degradava un po’, si rialzava (qui si ergeva il Palazzo degli Asmonei) disposto su un asse quasi parallelo alle mura nord ed orientato da sud/ovest a nord/est). Il palazzo era lungo, sull’asse maggiore, circa 60 metri. L’area ad est terminava con una ampia scalinata che scendeva di una decina di metri, al livello di una lunga piazza che in realtà era il tetto di uno spazio sottostante, livellato sul terreno sceso a circa 730 metri slm, prima di scendere, quasi dirupando, di un’altra ventina di metri, ai piedi delle mura del Tempio, oggi “muro del pianto”, o muro occidentale.

Per evitare scomodi e faticosi saliscendi, l’area ovest della città era collegata al muro occidentale che recingeva il Moria da un ponte in pietra, i cui resti sono quello che oggi si chiama arco di Wilson, che praticamente costituisce il prolungamento del muro nord che interseca perpendicolarmente il muro occidentale e che si prolungava con un lungo piazzale pavimentato (litostroto o lastricato) e rialzato (Gabbatha).

 

gerusalemme 1

 

Infatti la  base del Palazzo degli Asmonei si trovava dunque a circa 750 metri slm.: le due torri che lo sovrastavano (visibili anche nei modellini proposti nel plastico che ricostruisce la città di quei tempi), potevano salire a circa 765 metri slm, permettendo una vista sontuosa sul Tempio, che non distava che 200-250 metri in linea d’aria e la cui base era circa 20 metri più in basso.  Sotto le torri, subito fuori dalla porta orientale del Palazzo, la scalinata scendeva sull’ampia e  spettacolare copertura rialzata, di fatto una vasta piazza capace di contenere molta folla come descrivono le fonti antiche. Questo dettaglio rende il luogo, centralissimo e strategico, particolarmente adatto ad assemblee importanti ed al ricordo di soluzioni architettoniche non comuni (la parola aramaica citata nel vangelo è Gabbathà, che significa “rialzo”).

 

 

Il luogo venne usato anche da Tito per negoziare con i capi dei Giudei, avvalorando l’ipotesi che anche Pilato si rivolgesse loro da lì, in una situazione improbabile se ci fosse stato un tetto a coprire la scena. Praticamente si tratta di una struttura sopraelevata, appoggiata a colonne chiamata Xystus, il cui tetto calpestabile era a circa 740 metri slm, e stava ad occidente del monte Moria.

Da notare che nella Gerusalemme antica il Xystus era adiacente alla Council House, (“tennero consiglio”: il sinedrio), ai piedi delle mura, là dove si poteva salire all’entrata dell’arco di Wilson, oppure, poco più a sud, al maestoso arco di Robinson, mentre tra i due c’era un accesso all’area del tempio che saliva direttamente dall’avvallamento del Tiropeon.  Il luogo era naturalmente assai logico per riunirsi e “sondare” gli umori popolari.

Il Palazzo degli Asmonei dominava dunque l’area del Xystus. E c’era un ponte che collegava la città alta e il monte Moria.

Ciò che resta oggi di queste strutture secondo alcuni sarebbe l’arco di Robinson, che doveva essere un ancoraggio di questo ponte, ma in realtà esso si trova troppo a sud, per c’entrare con il Xystus che era quasi dirimpetto al monte Moria.

Più logico invece pensare che l’arco in questione sia quello di Wilson, utilizzato dai notabili per andare dalla città alta al Tempio, ma soprattutto struttura di appoggio dell’acquedotto che portava acqua alla spianata del tempio, a quota 735 metri slm. Fu costruito da Erode il grande per rimpiazzare quello degli Asmonei e sicuramente ci lavorò Pilato.

Il ponte fu distrutto dagli stessi Giudei durante la rivolta che portò alla distruzione del 70 d.C. , proprio per rendere meno facile l’accesso all’area del Tempio. Il ponte lo ricostruirono gli islamici nel VI secolo.

 

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Si è molto discusso se fosse questa la residenza degli Erodi, visto che c’era, più ad ovest, la maestosa reggia fatta costruire da Erode il Grande. Può essere utile sapere che Erode Agrippa II abitò il Palazzo degli Asmonei e, sul finire degli anni 50 d.C., fece costruire una sopraelevazione da cui poteva osservare che cosa facevano i sacerdoti dentro il tempio (il che suscitò non poco scandalo e proteste). C’è da ritenere che questo fosse il luogo più “in” della città, e che, quando i Romani governarono in proprio Gerusalemme, lì risiedesse il procuratore romano. Negli ampi cortili interni del Palazzo c’era spazio per molti soldati, da lì ragionevolmente partì la Via Crucis, e in un’area più privata, sempre dentro il Palazzo, Pilato poteva sontuosamente soggiornare con la moglie. Tutto questo poteva anche succedere nella Fortezza Antonia, ma quell’area dista sia dal Sinedrio e non c’è menzione di uno spazio la cui esistenza è nota, come il Xystus.

 

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La "via crucis"

 

Cerchiamo adesso di percorrere la strada che fece Gesù dopo la condanna per giungere al Calvario.

Pilato consegnò Gesù ai soldati (romani). Le guardie dei sinedriti erano alle prese con la Pasqua e non potevano fisicamente sporcarsi le mani. Dunque fecero entrare Gesù nel pretorio. Non siamo più nel tribunale, sopra il Xystus, dove stava la folla a cui fu mostrato Gesù. Da dentro il pretorio Gesù esce in una piazza, davanti all’apertura meridionale del Palazzo degli Asmonei sulla strada che proviene dalla Reggia di Erode e scende all’avvallamento del Tiropeon, movendo da ovest ad est, dapprima in leggera discesa (da 750 metri a 740 metri) fino ad incrociare, dopo circa 150 metri, l’acquedotto (che proveniva da sud, proseguiva a livello del Xystus, passava sopra l’arco di Wilson ed entrava nella spianata del tempio, tra il tempio e dove oggi si trova la moschea Al Aqsa). Il corteo dei condannati da lì muoveva curvando a sinistra in direzione nord-est, in discesa abbastanza ripida (20 metri di dislivello in 60 metri), zona in cui sorgeva il sinedrio, proprio davanti all’attuale muro del pianto. Da lì altri 50-60 metri e si passava sotto l’arco di Wilson, con una prima leggera salita. Ad est e più in basso del Xystus il terreno, come già detto, dirupa abbastanza ripidamente. Siamo scesi nel Tyropoeon, a circa 715-720 metri slm. Qui poteva esserci qualche accumulo di acqua in caso di pioggia. Erode il grande aveva fatto costruire degli scolmatori di drenaggio assai moderni, per migliorare quelli già costruiti dagli Asmonei. Il canale passava sotto l’arco di Wilson e quello di Robinson. Siamo proprio sotto le mura del Tempio, nel loro vertice sudoccidentale.

 

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Da sotto l’arco di Wilson, andando a nord-ovest si usciva dalla città ricca per entrare nella zona degli artigiani, nella valle del Tiropoeon. E’ qui che probabilmente il Cireneo ha preso su di sé parte del peso della croce, anche perché la strada prende a salire e va dai 715 metri slm sotto l’arco di Wilson ai 745 metri della porta di Efraim, che conduceva fuori dalle mura della città, davanti al Calvario. Questi 30 metri di dislivello sono coperti in circa 300 metri, con una pendenza del 10%. Per rendere l’idea, un palazzo di sette piani odierno è alto circa 22 metri. Poco dopo aver “incrociato” il Cireneo, Gesù incontra le donne (e la Veronica). Arriva alle mura servono altri 100 metri per salire ancora ai 757 metri slm che è la cima del Calvario, con uno strappetto finale assai ripido. La cima della croce, piantata sul Golgotha è a circa 760 metri slm, da lì si vede bene tutta la città.

La Via Crucis in questo modo è lunga circa 700 metri, non molto di più di quelli necessari dall’Antonia, ma con uno sviluppo topografico assai differente.

 

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Il campo del vasaio dove si suicidò Giuda è al di fuori della porta della ceramica (a sud).

 

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I vangeli sono testi fortemente storici, ma anche coerentemente geografici, scritti quando Gerusalemme esisteva ancora “tutta”, cioè come era nel 33 d.C.

 

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La cosa fondamentale è che quanto si sa del Xystus è “certificato” da Giuseppe Flavio.  Stupisce che sia una fonte tanto trascurata, al punto che chi suppone che l’Antonia non costituisca l’ipotesi esatta per la partenza della Via Crucis, ritiene il palazzo di Erode la sola alternativa possibile.  Oggi l’area che fu teatro della condanna di Gesù è significativamente prospiciente il muro del pianto: nome azzeccato.

Il Calvario

Come ha già scritto il Montfort, LA VERA SAPIENZA è la croce e non una croce simbolica, ma proprio di quella su cui morì Gesù, appena fuori le mura di Gerusalemme, su una piccola asperità rocciosa elevata di non più di sei metri rispetto al suolo circostante, chiamata Golgotha.

Il luogo ha un’ubicazione certa ed esatta: infatti la topografia di Gerusalemme ancora oggi sa descrivere anche gli scorci esistenti al tempo di Gesù e che non sono più visibili. L’area del Calvario fu riportata alla luce da Elena, madre di Costantino, nel 325 d.C., dopo che l’imperatore Adriano, dal 135 d.C., l’aveva ricoperta per edificare i templi alle divinità pagane di Aelia Capitolina, tra cui quello di Afrodite proprio sopra il Calvario. Già nel 165 d.C. sappiamo di pellegrini cristiani (Melitone di Sardi) a cui è noto che il tempio di Afrodite corrisponde alla cima del Golgotha. L’insulto pagano ebbe il pregio di fissare il luogo e fermarvi il tempo, seppellendolo fino al 325. Nel 333 d.C. era già edificata la basilica costantiniana nell’area del Golgotha e del sepolcro. Da ovest ad est, passando proprio per il Calvario, il profilo altimetrico di Gerusalemme va dai 784 metri sul livello del mare in cima al colle all’estremo ovest (il monte Gareb), digradando a circa 750 metri fuori delle mura cittadine di allora, là dove giungevano due importanti strade provenienti dal mare (da Cesarea e da Giaffa-Joppe), costituendo un importante snodo presso la porta di Efraim. A nemmeno cento metri fuori dalla porta c’era (ed ancora ne resta il moncone centrale) l’asperità rocciosa chiamata Golgotha o Calvario (756 metri), a forma di cranio, inconfondibilmente sollevata dal terreno circostante ove (era una cava di laterizi) abbondavano scavi, fenditure e pozzi. Le mura cittadine cingevano come una “L” questo spazio sopraelevato, che ricorda un cranio calvo, mentre un’altra “L” la formavano le strade suddette. Appena oltre la strada per Joppe, a circa 150 metri dalle mura che delimitavano la parte nord-ovest della città, poste perpendicolarmente a quelle sulle quali si apre la porta di Efraim, c’era il vasto giardino ai piedi del colle Gareb, dove verrà sepolto Gesù deposto dalla croce. Entrati in città dalla porta di Efraim si scende abbastanza ripidamente nella valletta del Tiropeion, una depressione all’interno delle mura che porta a circa 710 metri di quota (Gesù negli ultimi 300 metri della Via Crucis superò un dislivello di circa 50 metri: pendenza notevole nello stato in cui versava) che ancora più ad est risale sul monte Moria a 744 metri, la cui sommità è l’immensa spianata voluta da Erode per costruirvi il secondo tempio. All’estemità orientale della spianata, le pendici del monte Moria dirupano ripide verso la valle di Giosafat (Cedron), in quel punto a circa 675 metri sul livello del mare, dal cui fondo si inerpica il pendio del Monte degli olivi, che sovrasta tutta la città dai suoi 815 metri di altitudine massima (il Getsemani è a circa 760 metri di quota). Tra il Gareb e il monte degli Olivi ci sono appena 1300 metri in linea d’aria, ma orograficamente molto “mossi”.

 

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Appendice,

dell'autore stesso,

al libro Gli anni terreni di Gesù

 

 


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