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XXVI domenica del Tempo Ordinario

- Anno A -

 

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Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 21,28-32

 

28 "Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: "Figlio, oggi va' a lavorare nella vigna". 29Ed egli rispose: "Non ne ho voglia". Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: "Sì, signore". Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?". Risposero: "Il primo". E Gesù disse loro: "In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32 Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

 

 

Commento storico

 

Introduzione

 

Vedere introduzione generale

 

Il Cristo Re e i prìncipi

 

Le persone che hanno scritto il Vangelo secondo Matteo erano scribi, ossia maestri della Legge, con dignità simile a quella dei sacerdoti e degli anziani del popolo. Matteo si chiamava anche Levi, era cioè della tribù sacerdotale.

Facendo uso della loro autorità, hanno raccolto insegnamenti di Gesù e si sono rivolti ai capi con questa similitudine.

Per quanto mi risulta, il primo Vangelo fu pubblicato circa sette anni dopo i fatti; la vita a Gerusalemme non era cambiata affatto, non si erano ancora avverati gli sconvolgimenti delle rivolte contro i Romani.

I cristiani non si ritenevano inferiori agli altri Ebrei, anch’essi potevano rifarsi all’autorità di Giovanni Battista, che aveva riconosciuto Gesù come il Cristo per gli Ebrei di lingua greca, o Messia per gli Ebrei di lingua aramaica.

Gli scribi del Cristo Re rivolsero dunque il rimprovero ai principi del suo popolo, Israele.

 

Giusti e pubblicani

 

Le ragioni degli scribi di Matteo nascono da quanto riferisce Luca: «Tutto il popolo che lo ha ascoltato (ha ascoltato Giovanni Battista), e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio». E questo disegno non era per alcuni ebrei soltanto, quelli che avevano creduto in Gesù, ma per tutto Israele.

Gli scrittori del Vangelo non fanno distinzione tra credenti nel Cristo e non credenti, ma tra i giusti di Israele e i pubblicani.

Il primo figlio è simbolo dei pubblicani, che hanno seguito le proprie voglie, ma una volta incontrato il Cristo se lo sono tenuto caro e, in lui, sono tornati a obbedire alla Legge nel modo più umano, giusto e libero; proprio secondo la volontà del Padre dei cieli.

Il secondo figlio, invece, rappresenta i giusti, che si impegnano a obbedire alla Legge di Dio, ma si perdono poi nel seguire la propria volontà, confondendo questa con la Legge.

 

Complessità e pace

 

Immaginiamo questi due giovani. Uno va verso il campo, ma poi trova altre vie. L’altro se ne va in giro con i compagni, ma poi si dirige al campo.

Non si saranno incontrati nel loro girovagare? L’uno aveva già cambiato idea, l’altro non ancora. Confrontandosi, il primo si sarà confermato nella sua voglia di fare la propria volontà, il secondo avrà notato come fosse insignificante vivere senza la guida del Padre.

Nonostante che anche questa parabola non presenti la profondità dell’insegnamento divino di Gesù, pure sembra adatta a ritrarre la confusione della “vita complessa”, come si definisce quella di oggi. Di passaggio, è utile ricordare come la vita a Gerusalemme, in quegli anni, fosse altrettanto complessa della nostra, oggi.

La confusione si dissolve se si aderisce al Cristo, alla sua libertà e alla sua Verità, senza far caso a chi ci dice che la verità è “violenza”.

Il Cristo infatti non è un’ideale che costringe, ma una Persona che ci accompagna dopo aver versato il suo sangue per tutti gli uomini, Ebrei e Gentili.

Ricordiamo, sia o non sia autentico, il messaggio della Madonna a Medjugorje del 1 aprile 1983, Venerdì Santo: «Io non piango solamente perché Gesù è morto. Io piango perché Gesù è morto dando fino all’ultima goccia del suo sangue per tutti gli uomini, ma molti miei figli non vogliono da questo trarre alcun beneficio». I “miei figli” sono senz’altro, dal punto di vista di Maria, anche gli Ebrei e gli altri credenti nell’unico Dio; ma tutti gli uomini sono compresi.

 

 


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